Per “terrorismo urbano” si può intendere l’uso mirato di terrorismo in ambito urbano, con lo scopo di seminare “terrore a cascata” tra la popolazione in modo da causare il maggior danno possibile sia alle persone che alle cose pubbliche o private. Un lavoro ben fatto, non implica solo la morte delle persone, ma anche il maggior numero di feriti, rivelando la vera missione, seminare il caos o destabilizzare.
L’elevata densità di popolazione rispetto al le aree, sono destinate a massimizzare l’effetto dell’attacco terroristico.
Nella storia militare, l’”uso terroristico” del potenziale bellico ha il fine principale di fiaccare il morale della popolazione civile colpendola direttamente, sopratutto a caso, alimentando l’insicurezza e la diminuzione del morale.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, il bombardamento di Dresda, fu uno degli episodi più devastanti di bombardamento terroristico.
Alcuni teorici principali di bombardamento terroristico, nel periodo prebellico e durante la Seconda Guerra Mondiale, sono stati l’italiano Giulio Douhet, Hugh Trenchard nel Regno Unito e il generale Billy Mitchell negli Stati Uniti. Questi teorici sono stati molto influenti, sia sulla giustificazione militare per una forza aerea indipendente (come la Royal Air Force ) che nell’influenzare pensieri politici su una guerra futura.
Quindi, il terrorismo urbano non è una nuova situazione o una nuova normalità.
Nel dopoguerra, diverse ondate di attività terroristica, come le campagne decennali da parte del Esercito Repubblicano irlandese (IRA) a Londra e l’Euskadi Ta Askatasuna (ETA) a Madrid, hanno avuto come obiettivo le capitali.
L’11 settembre 2001 è stato una nuova Pearl Harbor, e gli Stati Uniti scatenarono una terza guerra mondiale “a puntate” ma, questa volta, gli analisti hanno rifiutato di definirla guerra tradizionale, simmetrica, come gli scorsi conflitti ma “guerra asimmetrica”, in seguito fù definita ibrida, poi ancora tutta da rinominare.
Vero è il fatto che nella storia si sono sempre combattute guerre asimmetriche, anzi il novecento iniziò con due guerre asimmetriche, la Rivolta dei Boxer in Cina e la Guerra Boera in Sudafrica, per non parlare della Guerra del Vietnam.
Addirittura, i Boeri furono precursori della dissimulazione nel campo di battaglia, quindi per la mentalità dell’epoca, furono asimmetrici, adottarono uniformi in color kaki confondendosi col campo di battaglia, abbandonano le uniforme variopinte (usate per una questione di tattica militare) degli eserciti “contemporanei”. In definitiva, adottarono una strategia asimmetrica che si declinava sul campo di battaglia
Si arriva nei giorni nostri quando ci si accorse che «è ormai chiaro che i giorni della classica, la definizione Clauswitzian della guerra come un impegno simmetrica tra eserciti statali in campo aperto sono finiti. La guerra è entrata la città di nuovo la sfera del quotidiano, la sfera privata della casa» (Misselwitz e Weizman, 2003).
Sono proprio le aree urbane che hanno avuto familiarità con i maggiori attacchi terroristici: Baghdad, Il Cairo, Islamabad, Mumbai, Buenos Aires, Beirut, Gerusalemme, Roma, Parigi, Jakarta, Los Angeles, Nairobi, Bruxelles, Berlino, Monaco…
Autobombe, giubbotti esplosivi, aerei dirottati, macchine lanciate sulla folla, fino alla più semplici, pistola rigenerata, stampata o con l’arma bianca.
Il vero problema del terrorismo è mutevole, un virus mutevole, è una “guerra senza limiti” quella che si combatte oggi.
La guerra è destinata a rinascere in altre forme e su di un altro scenario, trasformandosi in uno strumento di enorme potere nelle mani tutti coloro che ambiscono ad assumere il controllo di altri paesi aree. (Liang Qiao, Xiangsui Wang 1999)
Basta annotarsi quante volte viene formulata la famosa frase “cambio di strategia” dei gruppi terroristici e di potere nei media durante l’anno.
Per il contenimento della minaccia, l’analista o il progettista della sicurezza urbana non deve solo considerare il contingente o la guerra del futuro, deve inseguire e anticipare la minaccia in tempi serrati anticipando i cambiamenti di strategie o meglio di modalità di azione, attraverso un progetto di facilmente adattabile, a prova di futuro, non solo resilente.
Infatti quando sembra che la strategia terroristica sia consolidata o addirittura pubblicata sulla rivista di Al Qaeda, Inspire, tutto si rimette in discussione.
Una prossima minaccia potrebbe venire dal cielo, in modalità abbastanza chiare dagli analisti militari, e mi chiedo come attrezzare la città per fronteggiarla.
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