Di Michela Beatrice Ferri
La mostra “Impressionismo e Avanguardie. Capolavori dal Philadelphia Museum of Art”, che Palazzo Reale di Milano ospita dall’08 Marzo al 02 Settembre 2018, è un omaggio ad una storia di grande collezionismo statunitense. Ripensiamo a quel santuario della storia statunitense che è Philadelphia. Ripensiamo al ruolo di primo piano che la città di Philadelphia riveste nell’ambito della memoria della sua nazione.
Una splendida città nata ufficialmente nel 1681, fondata dal quacchero William Penn, dedicata alla grecità classica (“philos – adelphos”) in nome dell’ideale dell’amore fraterno. I collezionisti americani di opere d’arte fecero una grande fortuna a Philly, così come a New York, a Boston, a Washington, e a Chicago. Ricordiamo che negli anni in cui gli impressionisti non erano ancora ben visti in patria, l’imprenditore e collezionista Paul Durand-Ruel cominciò a vendere le loro opere agli americani, presso sua galleria di New York. Ma la vera grande stagione del collezionismo artistico negli Stati Uniti si sarebbe avviata con l’inizio del Novecento, in coincidenza con l’azione di personaggi come i coniugi Louisine e Henry Osborne Havemeyer, che fecero incetta di opere di Manet e Degas: ad aiutarli in questa loro passione fu l’artista americana Mary Cassatt – celebrata in questa mostra a Palazzo Reale. Negli anni Venti e Trenta, il collezionista Albert Coombs Barnes a Philadelphia accumulò Renoir, Cézanne, Matisse e Picasso a svariate decine. Inoltre, le sorelle Claribel e Etta Cone, di Baltimora, instaurarono quello straordinario sodalizio con Henri Matisse, che consentì loro di riunire una delle maggiori collezioni al mondo dell’artista. Non dimentichiamo il nostro famoso Solomon Guggenheim, che negli anni Trenta e Quaranta riunì un portentoso nucleo di opere di Wassily Kandinsky, attorniato ad altri illustri autori astratti. Qui spicca il risultato dell’azione dei coniugi Louise e Walter Arensberg di Philadelphia, intimi amici e sostenitori di Marcel Duchamp, di cui hanno costituito il maggiore fondo di opere al mondo.
La mostra in corso a Palazzo Reale ha il grande merito di esporre opere di artisti celeberrimi come Pierre Bonnard, Paul Cézanne, Edgar Degas, Edouard Manet, Paul Gauguin, Claude Monet, Vincent van Gogh, Camille Pissarro, Pierre-Auguste Renoir fino alle sperimentazioni di Georges Braque, Vasily Kandinsky, Paul Klee, Henri Matisse, Marc Chagall, Constantin Brancusi, Pablo Picasso, passando per il surrealismo di Salvador Dalí e Joan Mirò. A questi si aggiungono i lavori di tre grandi artiste: appunto Mary Cassatt, Marie Laurencin, Berthe Morisot. Per il percorso espositivo sono state scelte cinquanta splendide opere: troviamo i luminosi paesaggi di Monet con, tra gli altri, Il sentiero riparato (1873) e Il ponte giapponese (1895), di Sisley con Le rive del Loing (1885), di Pissarro con Paesaggio (frutteto) (1892), di Cézanne con Le Quartier du Four, à Auvers-sur-Oise (circa 1873) e Paesaggio invernale, Giverny (1894), di de Vlaminck con La Senna a Chatou (ca.1908), di Soutine con Paesaggio, Chemin des Caucours, Cagnes-sur-Mer (ca.1924), di Dufy con Finestra sulla Promenade des Anglais, Nizza (1938). E imperdibili scene cittadine come I grands Boulevards (1875) di Renoir e Place du Tertre a Montmartre (ca.1912) di Utrillo. Sfilano poi magnifici ritratti come Ritratto di Isabelle Lemonnier (ca.1877) di Manet, Donna con collana di perle in un palchetto (1879) di Mary Cassatt, Ritratto di bambina (1894) di Berthe Morisot, Ragazza con gorgiera rossa (circa 1896), Ragazza che fa il merletto (ca.1906) e Bagnante (ca.1917-1918) di Renoir, Ritratto di Madame Cézanne (1885-1887) di Cézanne, Ritratto di Madame Augustine Roulin e la piccola Marcelle (1888) e Ritratto di Camille Roulin (1888) di van Gogh, Nudo femminile seduto (1908-1909), Uomo con violino (1911-1912), Donna e bambine (1961) di Picasso, L’ora del tè (donna col cucchiaio) (1911) di Metzinger, Uomo al balcone (ritratto del dottor Théo Morinaud) (1912) di Gleizes, Omaggio a Maillol (1917) di Bonnard, Donna seduta in poltrona (1920) di Matisse. E ancora indimenticabili composizioni di frutta e fiori come Natura morta con rose centifolia in un cestino (1886) di Gauguin, Natura morta con mazzo di margherite (1885) di van Gogh, Cesta di pesci (ca.1910) e Natura morta con piatto di frutta (1936) di Braque, Natura morta sul tavolo (1925) di Matisse.
Inoltre, si ammirano sculture come L’atleta (1901-1904) di Rodin visivamente legata al Pensatore, che ritrae Samuel S. White III, tra i maggiori donatori del Museo, l’enigmatico Il giullare (1905) di Picasso, la bellissima scultura in pietra Il Bacio (1916) di Brancusi.
Imperdibili opere come Marina in Olanda (1872) di Manet, La classe di danza (circa 1880) di Degas, Una sera di carnevale (1886) di Rousseau, Cerchi in un cerchio (1923) di Kandinsky, Carnevale al villaggio (1926) di Klee, Simbolo agnostico (1932) di Dalí, Pierrot con rosa (ca.1936) di Rouault, Nella notte (1943) di Chagall.
Ricordiamo che il Philadelphia Museum of Art venne fondato nel 1876 in occasione del primo centenario dell’indipendenza degli Stati Uniti. Il suo sviluppo si deve a Sidney Fiske Kimball, che a partire dal 1925 ne fu il direttore: fu costui a dotare il museo di arredi originali di vari paesi e epoche, convinto di voler offrire ai visitatori un’esperienza vivida della storia di ogni forma d’arte. Un susseguirsi pressoché continuo di donazioni da parte di imprenditori illuminati e appassionati collezionisti ha arricchito negli anni il museo che ora possiede opere d’arte di ogni epoca e tipologia: dalle terrecotte e sculture giapponesi e cinesi a miniature, xilografie e sculture asiatiche, dai dipinti antichi, disegni e stampe italiani a una collezione di armi e armature, da oggetti di argento e porcellana a opere d’arte e design contemporanei, compresa una collezione di fotografia che consta di trentamila stampe in bianco e nero e a colori.
Le collezioni d’arte moderna e impressionista – ci raccontano Jennifer Thompson e Matthew Affron, conservatori del museo e curatori della mostra assieme all’italiano Stefano Zuffi – sono uno dei fiori all’occhiello del Philadelphia Museum of Art. La loro peculiarità è che sono il risultato di donazioni, non solo di singole opere, ma di intere eccezionali raccolte caratterizzate dalla forte personalità dei collezionisti. Gli americani, ma in particolare gli abitanti di Philadelphia, sono stati tra i primi collezionisti dell’impressionismo, in gran parte grazie all’artista Mary Cassatt che ha a lungo abitato a Parigi e fatto da tramite tra i propri concittadini e i mercanti e gli artisti francesi.
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