di Don Domenico Poeta

Fellini nel film La strada descrive il circo come metafora della vita, come realtà recitata, sognata, talvolta come un fenomeno da carrozzone, talvolta come luogo della verità più profonda.

La maledizione non è il circo e neanche la società dello spettacolo, è l’egoismo smisurato che porta le nazioni, con in testa i loro capi, a seminare sospetti, paure, odio in tutto il mondo. La maledizione è l’avarizia con cui riduciamo la politica a difendere interessi puramente lucrativi, venali, commerciali.

Una ragazza nata in una comune del post sessantotto un giorno mi disse: “Voglio conoscere la tua religione perché ho capito che il materialismo non basta”. Papa Francesco che parte per il Congo forse non rappresenta la maggior parte dei cattolici e tantomeno della curia romana, forse non rappresenta neanche il pensiero della maggior parte dei cittadini, però ci dà fiducia perché ha il coraggio di spogliarsi dei segni del potere per affidarsi al potere dei segni, si propone come testimone, come esempio fragile e tenace allo stesso tempo, un esempio che nel nostro piccolo possiamo seguire anche noi: “quest’uomo mi interessa, questa proposta mi dà speranza, ci vedo un senso per la mia vita”. Si tratta di superare l’iceberg dell’egoismo che fece affondare il Titanic.

Il mondo di oggi è paragonabile al Titanic, lo  hanno detto in molti e ci si può anche salvare, si tratta di preparare con cura non più un progetto titanico, ma delle scialuppe di salvataggio, delle imbarcazioni più piccole e più efficaci, più felici, più utili. Papa Francesco grida la pace con l’esempio, nonostante il Titanic che lo circonda. Il sistema mondiale forse non è riformabile da se stesso perché è troppo lanciato come un treno in corsa.

Riformare il mondo sarà possibile se tanta gente preferirà viaggiare in maniera diversa, meno veloce, meno complessa, per vivere meglio, non solo con la decrescita che forse non è neanche tanto felice, ma con una crescita di relazioni, di umanità, di ascolto, di accoglienza, di aiuto. L’umanità nuova c’è, attende degli interpreti perché il carrozzone del circo immaginato dal grande Fellini possa tornare a viaggiare come un luogo di sogni e di artisti. Quegli artisti siamo noi.

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