Non è il mondan romore altro ch’un fiato
di vento, ch’or vien quinci e or vien quindi,
e muta nome perché muta lato.

(Purgatorio, canto XI)

Che linea editoriale segue Frontiere? ci è stato chiesto recentemente. Perché gli organi di comunicazione hanno sempre certe tendenze di fondo: dei criteri per stabilire che cosa ha senso pubblicare e che cosa è meglio tacere, e soprattutto come pubblicare ovvero da quale punto di vista proporre al lettore di interpretare gli eventi. Non solo è inevitabile, poiché è naturale che ciascuno abbia alcuni principi sulla base dei quali interpreta la realtà, ma è anche auspicabile che tali orientamenti siano noti, così che i messaggi che inevitabilmente gli articoli fanno filtrare non assumano la veste di strumenti volti a influire surrettiziamente sul lettore: è bene infatti che questi sappia quali linee interpretative attendersi da un certo organo, così da “fare la tara” nel momento in cui se ne serve.

Da un giornale che fa parte della galassia di Repubblica il lettore si attende, e riceve, un’interpretazione dei fatti che è considerata di “sinistra” o, meglio, che cerca di rappresentare il modo di interpretare gli eventi e di esprimere opinioni che nel momento dato sono ritenute appartenenti a chi ama definirsi secondo quel criterio. Dalle pagine del Secolo d’Italia e dei molteplici organi che ne condividono l’orientamento si otterranno analisi di stampo tendenzialmente opposto.

Ma, com’è noto, oltre agli organi di comunicazione definiti e strutturati quali quelli citati, c’è la pluralità di “social” che in modo meno controllato e ben più smaccato sono divenuti in gran parte echo chamber, ovvero luoghi dove le notizie cessano, in parte o in tutto, di essere tali, per divenire veicoli usati dai vari partecipanti per rinforzare le opinioni condivise attraverso una visione della realtà che tende, nell’ambito di ogni specifica echo chamber, a sostituirsi alla realtà stessa. I partecipanti-lettori di tali echo chamber si attendono perlopiù nuovi stimoli che li confermino nei pregiudizi dei quali si nutrono.

Com’è noto (cfr. https://www.frontiere.info/la-guerra-dei-social-lagonia-della-verita-lopinione-e-la-manipolazione/ ) tale situazione ingenera anche nei mass-media tradizionali una rincorsa all’eccesso per non perdere lettori a vantaggio degli esagitati “social”: e tale situazione gioca a favore della tendenza all’estremizzazione che si verifica da diversi anni non solo in Italia ma a livello internazionale. Un gioco a spararla più grossa, a insultare l’avversario, a criminalizzarlo e a toglierlo di mezzo: ad “asfaltarlo” come si usa scrivere con un orrendo neologismo che sa di annichilimento dell’altro, che si vorrebbe ridotto a pietrisco su cui passare con lo schiacciasassi per poi cancellarlo nel conglomerato bitumoso.

Nel contesto di questa accesa fiumana di polemiche alimentate da ogni sospiro, indipendentemente dal fatto che si riferisca a prese di posizione importanti per il futuro del paese o a opinioni prive di qualsiasi sostanza, in questo nostro sito web, Frontiere.info, scegliamo anzitutto di non abbracciare una specifica corrente di opinione a discapito di altre, ritenendo che un briciolo di verità si possa nascondere in luoghi diversi. E, convinti che la realtà in cui viviamo sia anzitutto determinata da eventi che hanno luogo nella dinamica dei rapporti internazionali, cerchiamo di privilegiare i tentativi di analisi di tale dinamica: perché quanto avviene nella dialettica nazionale ci sembra essere frutto dei suoi riflessi, per lontani che appaiano.

Così desideriamo offrire spazi per un dibattito aperto e disincantato, fondato sulla ricerca di quanto è vero e giusto e appropriato per guardare e per cercare di risolvere i molteplici problemi che pesano sulla vita dei popoli. E soprattutto desideriamo farlo affrontando ogni argomento con moderazione.

Le visioni estreme sono sempre foriere di scontri e gli scontri si traducono in distruzioni o al meglio in condizioni di paralisi, in qualsiasi campo. Si tratti di politica energetica o di scelta di campo sul piano strategico, di proposte culturali o di interazione sul piano religioso. Con la moderazione si può attivare un dialogo e solo attraverso questo si può sperare di giungere a un’intesa: anche da parte di chi si trova su posizioni assai distanti.

Non siamo alla caccia di lettori: la corsa all’accaparramento dei like è un morbo che schiaccia l’informazione e il dibattito critico nell’inferno di un mercato acefalo nel quale tende a prevalere chi grida più forte o chi è capace di assimilare al meglio le pulsioni più facili, per quanto fallaci e nefaste, che si possano diffondere.

Non sarebbe inutile ricordare come i grandi rivolgimenti che hanno sfigurato il secolo XX hanno tante radici, ma sono sempre maturati sotto forma di estremizzazioni di visioni particolari, egoistiche, affamate di dominio, condite di demagogia.

José Clemente Orozco (1883 – 1949). Il Demagogo. Public Domain, https://commons.wikimedia.org

La nostra visione “geoculturale” ambisce invece a un ampio dibattito fondato sul mutuo rispetto nella prospettiva di promuovere una solidarietà globale: riteniamo che senza questa, il dibattito trascenda facilmente nella rissa.

Per cui a chi desiderasse chiedere quale sia la nostra linea editoriale risponderemmo: cercare di promuovere un dibattito rispettoso e fondato sulla moderazione al fine di non cadere nelle trappole del pregiudizio votato alla pretesa di predominio. Ci spiace ovviamente sentirci in una condizione fortemente minoritaria – una condizione effettivamente di frontiera – ma preferiamo cercare di esimerci dal mondan romore per cercare di accogliere quanto aspira a qualcosa di più vero e più giusto, e che confidiamo alla lunga si mostrerà più importante dell’affannato arruffar di penne dei tanti galli, o polli, che si alternano sulle pubbliche arene politiche o mass-mediali.

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