I cartoni per gli affreschi della Cappella di san Francesco di Ubaldo Oppi, esponente con Sironi e Funi del Gruppo Novecento, sono stati ritrovati nel corso del riordino e dell’inventariazione dell’Archivio Storico della Veneranda Arca di S. Antonio a Padova. Questo progetto culturale, uno dei più importanti tra quelli che hanno connotato la direzione dell’ente negli ultimi cinque anni, ha permesso, tra le tante scoperte, anche il ritrovamento di altri rilevanti documenti artistici contemporanei.

Le novità sono state presentate in conferenza stampa a Padova il 19 novembre 2015, alla presenza del rettore della basilica, padre Enzo Poiana, di Gianni Berno, presidente capo della Veneranda Arca del Santo, di Elio Armano Presidente della Veneranda Arca con delega alle attività culturali, di padre Luciano Bertazzo, direttore del Centro Studi Antoniani e di Francesca Castellani, professore di storia dell’arte contemporanea all’Università IUAV di Venezia.

La peculiarità dell’archivio antoniano – caso quasi unico in Italia – è infatti quella di aver conservato, accanto alle carte, anche i materiali appositamente creati dai migliori artisti del tempo chiamati a decorare la basilica di sant’Antonio, che tra Otto e Novecento subiva una radicale trasformazione: bozzetti, progetti e cartoni che recano ancora l’impronta viva delle intenzioni e delle innovazioni formali. Si tratta soprattutto dei grandi disegni su cartone che sono serviti da traccia per gli affreschi nella zona absidale della chiesa, profondamente rimaneggiata dai lavori di Camillo Boito nel 1895. Affreschi oggi resi quasi invisibili dalla distanza e dalla cattiva conservazione, ma che tornano a vivere nella freschezza del tratto e dell’invenzione attraverso questi materiali finora sconosciuti.

Particolarmente importante per la storia dell’arte, vista la statura dell’artista, spicca la serie di 7 cartoni dalle imponenti dimensioni realizzati da Ubaldo Oppi per gli affreschi della cappella di San Francesco (12 in tutto), eseguiti tra il 1930 e il 1931, quando l’artista bolognese fu chiamato a sostituire il “vecchio” Adolfo De Carolis, scomparso un paio d’anni prima senza completare l’incarico affidatogli dalla Veneranda Arca del Santo. L’intervento di Oppi si distingue da quello del suo predecessore per l’affascinante modernità e monumentalità dell’impianto.

«In anticipo sul grande cantiere dell’Università, in cui lavorarono tra 1932 e 1943 alcuni tra i maggiori artisti italiani dell’epoca – ha spiegato Francesca Castellani, professore di storia dell’arte contemporanea all’Università IUAV di Venezia e in passato curatrice delle mostre su Casanova, Pogliaghi e Camillo Boito al Santo – il cantiere antoniano rappresenta uno dei momenti più interessanti della storia artistica padovana di quegli anni, quando la città riscopre la propria ambizione di guida culturale, non più marginale rispetto a Venezia, e la volontà di mostrarsi aggiornata sulle più recenti tendenze dell’arte internazionale. Siamo in pieno clima di “Ritorno all’ordine”, e l’occasione segna un cambiamento profondo e irreversibile, non soltanto per Padova. Chiamare Ubaldo Oppi, un maestro educato a Vienna e Parigi, punta di diamante sul fronte della decorazione murale “impegnata” e laica, a decorare una cappella nella chiesa-simbolo della città, e permettergli di creare uno stile in aperta dissonanza con il linguaggio Art Nouveau che connotava le altre cappelle, è stato al tempo un atto di grande coraggio e vitalità dell’istituzione e della stessa comunità francescana e cittadina. Non a caso l’anno dopo, nel 1931, sarà la volta dell’Esposizione Internazionale d’Arte Sacra Cristiana Moderna – la prima in Italia, e in pieno regime fascista – che vedrà raccolti gli sforzi delle istituzioni municipali e antoniane in una kermesse di grande impatto nazionale, dove i cartoni di Oppi otterranno un grande successo».

«Lo sforzo commissionato dalla Veneranda Arca del Santo in questi anni impone una riflessione sul destino dell’archivio storico, il cui contenuto merita di essere messo a disposizione di studiosi, devoti, appassionati d’arte sacra – ha commentato Elio Armano, che per la Presidenza della Veneranda Arca ha la delega per l’archivio – Il laboratorio dei gusti culturali ed estetici a cavallo tra Otto e Novecento rappresentato dal cantiere antoniano, di cui Oppi con i suoi cartoni vivi e parlanti è un esempio straordinario, oltre a essere una grande avventura artistica è anche una grande avventura spirituale, da valorizzare e rendere fruibile».

L’intenzione dei committenti e dei frati della basilica è di proseguire il lavoro fin qui svolto attraverso uno studio scientifico approfondito su opere e carte d’archivio, in collaborazione con il Centro Studi Antoniani e altre realtà antoniane e istituzionali. L’obiettivo è la restituzione al pubblico e alla comunità scientifica dell’immenso patrimonio storico, artistico e spirituale rappresentato dall’archivio della Veneranda Arca del Santo, un tesoro che nasconde di certo ulteriori sorprese.

Padova, 19 novembre 2015

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