Lo spazio urbano è stato fondato sulla proprietà delle case: il cittadino è colui che dispone di un luogo dove vivere nella città. Negli USA, a seguito degli alti costi degli immobili, si è andata diffondendo tra gli strati meno abbienti l’abitudine di abitare in case mobili. Ora un gruppo di studenti dell’Università di Amsterdam, insieme con Jurgen van der Ploeg di Faro architects e col fotografo Hans Peter Föllmi, hanno studiato il progetto di una casa piccola, mobile, autosufficiente. Ma vera casa.
L’hanno chiamata Tiny TIM. TIM sta per Timber, Independent e Mobile. Sorta come idea per consentire agli studenti di abitare ambienti economici, piccoli ma confortevoli e spostabili, così da potersi collocare attorno alle città, o in vicinanza dei campus universitari, è stata poi generalizzata. Il contesto della crisi economica ha suggerito che in fondo molti potrebbero voler vivere in una casa di questo tipo.
Una casa in cui la distribuzione interna è studiata al millimetro così di fornire tutti i comfort ma in poco spazio. Autosufficiente: dotata di pannelli fotovoltaici produce l’energia elettrica che consuma e di sistema di raccolta, igienizzazione e riciclo dell’acqua. Spostabile su ruote.
Non è detto che tutti i luoghi siano ospitali; non è detto che si voglia vivere sempre nello stesso luogo.
In Messico vicino ai confini con gli Stati Uniti vivono decine di migliaia di pensionati americani che a sud del Rio Grande possono godersi un livello di vita migliore di quanto i loro introiti consentirebbe loro in patria. Fenomeni simili si vedono in Europa, dove i Paesi dove il costo della vita è più contenuto divengono meta di trasferimenti dei meno abbienti: il Portogallo è stata una di queste mete negli anni recenti.
Potersi spostare con la propria casa è un vantaggio. Si cambia luogo, ma non si cambia casa. Nella logica del mondo globalizzato, della città diffusa, della facilità di spostamento, Tiny TIM diviene un’opzione che parla di libertà e autosufficienza per fasce più ampie di popolazione, anche non abbiente; e di un modello di cittadinanza più vasta, non vincolata al campanilismo.
Come spiegano gli ideatori di Tiny TIM nel presentare il loro progetto a Fabcity, un campus espositivo che è rimasto aperto dal 1 aprile al 26 giugno 2016 sull’isola di Java ad Amsterdam, dove 400 giovani studenti hanno potuto presentare idee nuove per la città sostenibile e fondata sull’economia circolare:
TIM stands for Timber, Independent and Mobile. Timber is wood, which characterises TIMS appearance. The exterior is made of burnt wood, the wooden interior hides many space saving tricks. Independent is TIM because of his technological genius. TIM produces his own heat and electricity using solar panels. TIM collects rainwater and contains a water treating wall, which makes it possible to recycle water. This makes TIM completely self-sufficient and independent of existing grids for water, energy and sanitation. Last, but not least, TIM is mobile. It has wheels, so you can park him anywhere you want.
On campus, we will build the second TIM. Our team will be present in various formations: the students Dante Föllmi, Abe van der Woude and Waas Thissen, Jurgen van der Ploeg and other representatives of FARO architects and photographer Hans-Peter Föllmi.
WHY ARE WE HERE
This campus is a unique place for showcasing a lot of sustainable and innovative projects. We want to be part of this very special event. We want to demonstrate how modern technology makes it viable to make your household sustainable and off-grid. Too few people know this.
WHAT WE WANT
We notice the Tiny House Movement from America is setting foot on Dutch soil, and that is wonderful. The movement calls for a new standard of living in order to be able to live according to your ideals of sustainability. This is possible, in a comfortable way and without a mortgage. Our goal is to make more people aware of this and make a change. We also hope politicians and urban designers will pick up on the development of mobile living and will start to enable this, together with the movement.
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