Nel corso della campagna elettorale Donald Trump, oltre a promettere reboanti soluzioni finali per il problema dell’immigrazione a partire dalla costruzione di un enorme muro sul confine sud degli USA, non ha fatto mancare atteggiamenti inconsuetamente machisti nei confronti del mondo femminile. Chissà sia anche per questo che lo studio di architettura messicano Estudio 3.14 insieme con la statunitense Mamertime Corporation, nell’ottobre 2016 ha messo a punto una serie di schizzi progettuali che immaginano un muro tutto rosa per impedire l’ingresso a coloro che cercano di insinuarsi dal Messico.
In verità la presentazione del progetto del Muro, che rivaleggerebbe con la Grande Muraglia cinese, fa riferimento alle inclinazioni cromatiche alla Luis Barragán. Ma la coloritura fragola, così tenera e dolce, associata con la paradossale proposta architettonica, non può che aiutare a guardare con occhi nuovi la promessa ripetuta dal candidato Trump.
Come nota Desire Magazine del 21 ottobre 2016, in realtà Trump non è stato il primo a formulare l’idea del muro, già George W. Bush, aquila della politica estera statunitense, tentò di promuovere un simile progetto, ma fu fermato dal Senato che, riferisce la rivista, lo trovò eccessivamente costoso.
Il progetto di Muro rosa mira a rendere concretamente visibile come potrebbe espletarsi l’idea trumpiana.
La massa costruita dev’essere molto grande, le pareti alte e difficilmente scalabili sul lato sud, mentre sul lato nord vi sono comode gradonate. Si inoltra nel mare, così da rendere difficile passarci attorno a nuoto.
Inoltre è corredato di una prigione di alta sicurezza dove rinchiudere i milioni di immigrati privi di permesso di soggiorno e sospetti di attività illecite.
Sarebbe una grandissima opera pubblica, a differenza della Grande Muraglia cinese potrebbe essere edificata in breve tempo e nel giro di qualche anno diverrebbe non solo barriera anti immigrazione, ma anche attrazione turistica. Con la sua tinta sgargiante e la sua proliferazione di eccessi sarebbe un po’ la Las Vegas dei muri del mondo.
Diverrebbe insomma un’espressione contemporanea della politica keynesiana di lavori pubblici, cui si sommerebbe l’attrattività consumistica del turismo di massa, almeno sul versante nord della barriera.
E poi le grandi pareti murarie (questo non è detto nel progetto) potrebbero essere usate come schermo su cui proiettare pellicole cinematografiche, anche nella parte sud. Dalla Pantera Rosa, alla Barriera Rosa.
Dopo aver costurito tanti hotel a torre per ricchi di tutto il mondo, Trump con quest’opera potrebbe aprire una nuova era, quella delle costruzioni orizzontali per far divertire i poveracci del pianeta, mentre si tengono lontani dalla aree privilegiate: a ciascuno il suo…
Qui sotto la relazione di progetto e le immagini dello stesso:
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