Durante crollo il ideologico dell’Unione Sovietica nel 1985 molti progetti di edilizia sociale e istituzionale furono fermati prevalentemente per una misura ideologica.
Dalla deregulation post-sovietica che ne consegui, anche l’architettura fu liberata dalle imposizioni governative stilistiche e “di altezza”, il che ha dato notevole libertà agli architetti e sopratutto alla committenza.
Condizioni finanziarie favorevoli hanno dato poi un notevole impulso alla speculazione edilizia, concentrata sopratutto nei Central Business District .
Un’architettura che navigava/naviga tra i modelli della tradizione imperiale sovietica e icone occidentali dell’ iper-capitalismo . Però a distanza di un ventennio di una grande produzione architettonica, lo stile è ben riconoscibile; una sorta di “Manierismo Post-Sovietico” .
In un libro quasi recentemente uscito alle stampe di Frank Herfort “Imperial Pomp – Post Soviet High-Rise” viene fotografata una strana razza di architettura .
Herfort ha percorso più di 15 mila miglia-per varie città e aree remote della Russia, Kazakhstan, Azerbaijan, Bielorussia con lo scopo di documentare gli enormi edifici, monolitici, opulenti, eretti negli anni successivi al crollo dell’Unione Sovietica. Gli edifici raffigurati sono un mix discordanti di stili e strutture che rappresentano una spinta forte verso la modernità tra un contesto di realtà economiche più modeste.
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