di Teresa Martin
Si pensava che avremmo potuto restare a Miami, ma non è stato così. Da poco più di un anno vivo nella città della Florida. Non nella zona dalla quale le autorità hanno predisposto l’evacuazione. Ma la forza di questo tornado quest’anno sembra particolarmente disastrosa.
Il mio capo m’ha chiamato dall’Italia: ha voluto che si evacuasse, come misura preventiva. Chi se l’aspettava… Abitiamo, mio marito e io, in un edificio nuovo, di quelli costruiti dopo l’uragano Andrew del 1992: praticamente dei bunker. Avremmo potuto restare.
Giovedì 7 in previsione dell’arrivo di Irma, abbiamo comperato litri e litri di acqua, una serie di batterie nel caso l’edificio restasse senza elettricità, torce, candele… tutto quel che serve in caso di interruzione di acqua e di elettricità.
Invece il mio capo era preoccupatissimo per tutto quel che si legge sui giornali e si ascolta alla televisione: dovevo assolutamente andarmene. Mi ha preso uno degli ultimi biglietti aerei disponibili, per uno degli ultimi voli prima della chiusura di tutti gli aeroporti della zona interessata da Irma.
Da Miami già non c’era nessun volo disponibile: tutto sold out, per tutte le destinazioni. E così parto da West Palm Beach, a un’ora e mezzo di auto da Miami, verso nord: alle 5 del mattino di venerdì.
Dovevo arrivarci in auto. Trovare benzina sarebbe stata un’impresa… per fortuna avevo riempito il serbatoio il giorno prima, mercoledì, just in case, come si dice da queste parti… ma m’era costato oltre quaranta minuti di coda. Erano tutti in fila, pronti per scappare in auto. Da giovedì non si trovava più una goccia di benzina in tutta l’area di Miami, fino ad Orlando.
Mi son messa in auto a mezzanotte di giovedì, diretta verso nord. L’atmosfera era da cataclisma. Guardare in giro dava un senso di sconcerto. Le strade deserte, sacchi di sabbia disposti davanti alle porte e alle saracinesche di tutti i negozi. Finestre tappate con pannelli di legno. Gli scaffali dei supermercati tutti vuoti. La città divenuta il fantasma di se stessa.
Fa molta più impressione trovarsi immersi in questa trasformazione, che vedere la macchia bianca sugli schermi televisivi, che mostrava l’approssimarsi di Irma alla costa della Florida.
Miami è divenuta uno scheletro, un contenitore vuoto. Si prevedono disastri alle Keys e gravi danni a Miami Beach e Brickell, soprattutto per gli allagamenti: 10-12 piedi d’acqua in tutta la fascia est, verso l’oceano, sia nella parte vecchia sia in quella nuova.
Sono arrivata senza problemi ad Atlanta. L’aeroporto e la città erano pieni di persone che come me stavano fuggendo. Ovunque spaventate, preoccupate. Chi ha vissuto il passaggio di Anrew aveva il terrore negli occhi. Nel ’92 hanno già perso tutto, case, automobili, uffici. Danni per migliaia e migliaia di dollari.
Per fortuna i danni alle persone furono contenuti: il governo mise una quantità di rifugi a disposizione di chi, per motivi fisici o economici, non poteva fuggire.
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