1989-1992 tre anni che affossarono, insieme col mito del Comunismo, la centralità dello Stato: in particolare in Italia in cui il modello di economia “mista” fu troncato come fosse l’alba di una nuova era di libertà il cui araldo avrebbe dovuto essere quello che appariva come il modello di imprenditoria rampante, il berlusconismo cresciuto sino a quel momento all’ombra del craxismo. Privato era bello, pubblico era brutto: tutto molto coerente con la nuova ideologia lanciata con lo slogan “free to choose” da Milton Friedman già alla fine degli anni Settanta negli USA. Liberi di scegliere: ora siamo giunti alle estreme conseguenze di questo declinare di tutto quanto è inteso come complesso di valori associati alla “res publica”. Da tempo qua e là emergono tentativi di privatizzare l’acqua in una specie di palingenesi del feudalesimo da fine dell’impero romano, incentrato sulla privatizzazione delle terre e il suo corrispettivo nella servitù della gleba.
Ma certo nel procedere asfittico del dibattito politico e delle tensioni economiche le prospettive di lungo periodo si perdono oltre orizzonti intangibili dalla frenesia tarantolata che caratterizza i mass media — soprattutto quelli quelli nuovi e tascabili che campeggiano nel mare magnum del Web.
In tale ambito risaltano le poche proposte di ragionevolezza e misura: ne segnaliamo una di particolare rilevanza poiché attiene al tema della sanità pubblica, ripreso da Aldo Ferrara nel sito Web “gli Stati Generali”, che qui riportiamo in parte, augurandoci che la tematica trattata raggiunga più ampia audience possibile, e contribuisca a un fattivo ripensamento sul vetusto tema della gestione della cosa pubblica:
Il vero cambiamento della vita politica italiana non è la nuova maggioranza quanto la perdita di credibilità politica e sociale di quella che avrebbe dovuto essere l’opposizione di sinistra. Una sinistra di Governo che non è più tale perché non è più al Governo del Paese e non è neanche più sinistra. I segnali preoccupanti arrivano dalla ex roccaforte rosso-pallida Emilia Romagna. È sui concetti di “pubblico” e di “ pubblico servizio” che la sinistra si è giocata il consenso inseguendo i miti della privatizzazione e della sussidiarietà che avrebbe dovuto significare il ruolo coadiuvante del privato dell’erogazione di offerta di servizi (sanità, scuola e trasporti). La trasmigrazione verso temi propri della destra ha fatto sì che l’elettorato si rivolgesse a chi invocava il cambiamento ( M5S) e chi toccava la pancia del cittadino in tema di sicurezza che tra tutti i servizi pubblici appare quello più “ disarmato”.
Il 18 luglio 2018 l’Emilia Romagna entra con un protocollo approvato dal Consiglio Regionale nell’ottica legislativa di sancire la presenza di strutture sanitarie private in ambito pubblico concedendo il ruolo di IRCCS e operando per concedere finanziamenti pubblici nazionali e regionali a strutture private. Una formulazione più diretta rispetto alla politica della Regione Lombardia di convenzionamento di strutture private secondo il modello Formigoni. Basti pensare al voto negativo dei 5S a questo progetto perché si configuri un processo privatistico del servizio più pubblico che c’è, la sanità.
Una deriva autentica, dettata da motivi elettoralistici, nella Regione più PD, sia sotto il profilo politico sia sotto il profilo dell’autonomia gestionale del partito. Una Regione caratterizzata dal Pilastro, inteso come quartiere popolare di Bologna dove hanno sede le principali Compagnie Assicuratrici, dall’Unipol-SAI all’Uni-Salute. Con la Lega-COOP a fare da capofila.
Con questa derubricazione del concetto “costituzionale” del pubblico, diventato surrettiziamente privato, e dunque snaturato, il PD ha finalmente gettato la maschera dell’inseguimento a destra dei miti di privatizzazione. Se i guasti sui trasporti e sulle Autostrade sono emersi dopo i fatti gravissimi e tragici di Bologna e Genova in agosto, nessuno si preoccupa dei 14 milioni di malati che non possono permettersi le cure, dei 7 milioni di malati che si indebitano per curarsi, dei 4 milioni che non accedono alle cure odontoiatriche, dei 7 milioni che pagano le prestazioni sanitarie in black senza fattura. Appare normale che tutto ciò avvenga, appare scontato e ricorda tantissimo il detto milanese che sentivamo ripetere anche negli ambulatori del Policlinico “ chi si ammala è cretino”!
(fonte: https://www.glistatigenerali.com/polizze-assicurative_sanita/privatizzazione-sanita-sinistra-emilia-romagna-ospedali/ )
(in copertina: Allegoria degli effetti del cattivo governo, Ambrogio Lorenzetti, Siena, palazzo pubblico, 1338-39, da Wikiwand).
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