Di Damiano Mazzotti
Antonino D’Anna è un giornalista che scrivendo un libro chiaro e scorrevole ha reso omaggio a una figura emblematica dell’emergenza sanitaria italiana. “Giuseppe De Donno. Il medico che guariva dal Covid con il plasma iperimmune” è la breve storia di un medico di altri tempi, che riusciva a guarire quasi tutti i malati di Covid gravi (www.algama.it/chi-siamo, 175 pagine, euro 15.90).
Mi sembra giusto ricordare fin dall’inizio che il funerale di De Donno è stato ignorato dai telegiornali e da molta stampa tradizionale, mentre i cittadini di Mantova, di altre città, e di altre regioni italiane, si erano affollati per tributare l’ultimo saluto a un medico coraggioso, che aveva creato un protocollo curativo risolutivo. D’Anna ha raccolto anche le testimonianze di alcuni pazienti molto particolari, che De Donno ha guarito con una cura utilizzata alcuni decenni fa. Questo libro è quindi il giusto riconoscimento a un professionista italiano che ha sacrificato se stesso per il bene della comunità, “è un atto di memoria che, in un Paese smemorato come l’Italia è un peccato imperdonabile” (premessa).
L’equipe che collaborava con il professor De Donno è stata la prima al mondo a utilizzare il plasma iperimmune per curare i pazienti gravi colpiti dalla sindrome Covid-19. Il plasma dei guariti ha il grande vantaggio che non sviluppa effetti collaterali, e ha pochi “limiti. E sono di due tipi: il primo è la gravità del paziente, perché più il paziente è grave e più il plasma ha bisogno di tempo per agire. È per questo che, in terza giornata, facciamo la seconda somministrazione”. Il secondo limite è che il plasma può essere donato solo dai guariti (p. 15). Il plasma da convalescente è una parte di sangue piena di immunoglobuline, i potenti anticorpi che distruggono il virus una volta entrate nel circolo sanguigno del paziente. L’idea non era completamente nuova, poiché questa metodologia era già stata usata durante la grande epidemia di Spagnola e per altre epidemie virali in epoca più recente. Stranamente quasi tutti i medici, troppo concentrati sulle ultime innovazioni tecnologiche non ci avevano pensato, e purtroppo non ci pensano abbastanza anche oggi, quando sarebbe importante creare delle Banche del Plasma Iperimmune in ogni grande struttura ospedaliera.
Tuttavia il ministero della Salute ha affidato un protocollo sperimentale sul plasma iperimmune a una struttura di Pisa, mettendo in secondo piano il protocollo dei medici pionieri degli ospedali di Mantova e di Pavia. Il progetto sperimentale ministeriale ha fornito dei cattivi risultati ed era stato chiamato addirittura con lo stesso nome, Tsunami, dello studio iniziale portato avanti da De Donno a Mantova e a Pavia.
In ogni caso il plasma da convalescente può funzionare anche in casi molto gravi, anche se somministrato in ritardo sulla tabella del protocollo. “Cosa costa fare una sacca ad un paziente ricoverato, intubato, che ne ha passate di ogni colore? Come possiamo fare? Per cui, ad uso compassionevole, mi sento di dare indicazioni di questo tipo” (De Donno, citato a p. 18).
La procedura medicale è molto semplice e viene a costare pochissimo (circa 80 euro a sacca). “La compatibilità per il plasma viene effettuata sul gruppo sanguigno come avviene normalmente secondo il protocollo per le donazioni di sangue”. In definitiva si tratta di separare la parte corpuscolata o cellulare del sangue dalla parte liquida chiamata plasma (che rimane senza globuli rossi, globuli bianchi e piastrine).
Per avere degli ottimi risultati bisogna però agire in tempo sui pazienti più recuperabili. Infatti nello studio avevano “selezionato i pazienti con gravi insufficienze respiratorie, ma non ancora tali da dover essere intubati. Il plasma infatti svolge un’azione antivirale e se la tempesta citochinica è troppo avanzata, non è possibile tornare indietro” (p. 34). La tempesta citochinica “è una risposta immunitaria fuori controllo che provoca eccessiva infiammazione: accade quando le citochine, le molecole che fanno scattare l’allarme nell’organismo quando individuano una molecola estranea, continuano a essere rilasciate anche dopo la fine della minaccia… questo segnale non si spegna mai”, con “danni ai vasi, accumulo di liquidi nei polmoni… carenza di ossigeno e nutriente per gli organi… quasi come morire di fuoco amico in guerra”.
Comunque negli Stati Uniti avevano pensato di utilizzare il plasma iperimmune anche come profilassi, e avevano proposto uno studio a De Donno molto impegnativo, per usare “il plasma iperimmune in profilassi, “per tutti gli operatori sanitari degli Stati Uniti d’America, per evitare che chi va a lavorare nelle Covid units si possa ammalare” (De Donno, p. 129). In Italia manca una vera e propria cultura della prevenzione e nessuno ne ha parlato. I sanitari si affidano a un vaccino di nuova generazione, che protegge solo per pochi mesi, e che, come tutti i vaccini, ci mette circa un mese prima di agire nell’organismo e prima di assicurare una protezione più o meno efficace.
Oggi la terapia dell’ex primario di pneumologia di Mantova viene utilizzata in moltissimi Stati, ma De Donno è stato costretto a lasciare il suo incarico ospedaliero, per sempre, tramite alcune manovre molto politicizzate. Il 5 luglio 2021 diventa medico di base. Muore tre settimane dopo a 54 anni. Ufficialmente si è tolto la vita il 27 luglio (https://www.telecolor.net/tag/giuseppe-de-donno; https://www.imolaoggi.it/2021/09/08/giallo-de-donno-dietro-la-morte, parla la sorella di De Donno; https://www.telecolor.net/tag/dottor-de-donno, alcuni video e articoli su De Donno).
Antonino D’Anna è nato a Vibo Valentia nel 1980 e ha lavorato per “Avvenire”, “Affaritaliani” e “ItaliaOggi”. Ora conduce “Zoom”, programma di attualità di “RPL – La tua radio” (programma che va in onda alle ore 10.35 nei giorni lavorativi). Per approfondire una breve intervista a D’Anna: https://www.affaritaliani.it/cronache/de-donno-un-libro-per-ricordarlo-la-testimonianza-dei-guariti-754397.html. Qui trovate la nota dell’autore del mese di agosto 2021 estratta dal libro: https://www.frontedelblog.it/2021/09/01/giuseppe-de-donno-perche-ricordarlo-con-un-libro.
Testimonianza finale – Un paziente di origine romagnola, Luigi, è stato salvato grazie al grande attivismo della moglie, che ha smosso mari e monti, per riuscire a contattare il presidente Mattarella, per far autorizzare la cura con il plasma iperimmune per il marito in fin di vita (con quasi nessuna speranza di superare la nottata). Luigi ha affermato: “Non bisogna mai fermarsi al primo che ti dice una cosa, perché a Bergamo ero già spacciato: se ci sono altre possibilità bisogna provarle. E poi il plasma… non devo chiamare il presidente della Repubblica, dev’essere una cosa naturale. Solo questo. Perché non è che tutti noi possiamo chiamare qualcuno molto in alto; e magari molte vite avrebbero potuto essere salvate” (p. 68). Luigi “non rientrava nei criteri di arruolamento, perché aveva 18 giorni di ARDS, sindrome da distress respiratorio acuto” (De Donno, p. 162).
Nota di approfondimento – In questo link potete approfondire il grande progetto di De Donno, che entrava in rotta di collisione con i grandi affari incalcolabili delle multinazionali farmaceutiche: https://www.nogeoingegneria.com/news/la-morte-di-giuseppe-de-donno-ha-sollevato-tantissimi-interrogativi. Probabilmente gli studi su questo tipo di terapia quasi naturale non interessano alle case farmaceutiche, perché non consentono grandi ricavi. In effetti “la terapia al plasma iperimmune è considerata un approccio empirico alla cura delle malattie, cioè non sappiamo ancora bene come funzioni… continua ad essere presentata dai medici come una cura per guadagnare tempo ed evitare di arrivare all’aggravamento delle condizioni del paziente, qualcosa che si usa solo in casi di emergenza… la cura non è mai stata sottoposta alla serie di test necessari per farle acquisire la rilevanza che invece meriterebbe” (Prof. Fabio Zampieri, Università di Padova, p. 33). In Italia le banche del plasma iperimmune sono state attivate solo in poche regioni.
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