di Aldo Ferrara *

Più volte si è fatto riferimento al termine Scacchiere per ridefinire non i confini territoriali ma quelli politici sottesi alle problematiche trattate. Nel caso dello scacchiere mediorientale giocano questioni territoriali, religiose ed energetiche.

Le questioni territoriali non riguardano da tempo la ridefinizione dei confini. Risale alla Linea Rossa l’ultimo tratto, allora di penna, che segnò la nascita dell’Iraq come protettorato inglese. Era l’epoca di Lawrence d’Arabia e di Gulbenkian che promosse l’accordo di Ostenda. Nel 19281, il magnate e filantropo armeno Calouste Gulbenkian demarcò con una linea di penna rossa i territori entro i quali le Compagnie non potevano farsi concorrenza bensì agire di concerto2. Insomma il patto antesignano del “Cartello”. La lunga linea rossa demarcava i territori arabi compresi tra la penisola turca, a sud la Siria, Giordania, Arabia, Iraq per poi risalire a est senza includere l’Iran. Un’area dagli immensi giacimenti nel segno della continuità coloniale degli Stati Europei con interessi in quello scacchiere, dalla GB al Belgio, all’Olanda. Ai nostri giorni è la questione Curda più importante. Il popolo curdo risiede su un territorio a cavaliere tra Siria, Iraq, Iran e se avesse confini autonomi sarebbe uno Stato tra i più ricchi dell’area.

Oggi la questione dei confini territoriali si è spostata sul sottosuolo, a causa di giacimenti che superano i limiti fissati dall’ accordo di Montego Bay sui 200 km di possesso territoriale. È il caso dei mega-giacimenti di Aphrodite, Tamar e Leviathan al limite del confine israelo-egiziano e del maxi-giacimento di Zohr più vicino alle coste dell’Egitto per essere oggetto di discordia territoriale.

Dunque le questioni territoriali diventano anche energetiche.

È il giacimento di North Dome/ South Pars a creare un vero e proprio conflitto tra Qatar e stati confinanti. Sito nel Golfo Persico a cavaliere tra Emirato del Qatar e Iran, secondo l’International Energy Agency la riserva contiene circa 1.800 trilioni di piedi cubi (51 trilioni di metri cubi) di gas naturale.3 Il giacimento copre un’area di 9.700 chilometri quadrati, di cui 3.700 chilometri quadrati (South Pars) si trova nelle acque territoriali iraniane e 6.000 chilometri quadrati (North Dome) è in Acque territoriali del Qatar. 4

Scoperto nel 1971, solo nel 2000 si sono poste (Fig1) le condizioni dello sfruttamento, quando il Qatar ha proposto di costruire un gasdotto da 1.500 km che attraversasse Arabia Saudita, Giordania, Siria e la Turchia. Finalità ultima era quella di ridurre i tempi di trasferimento via mare e dunque anche i costi.

Al contempo il gasdotto Qatar/Turchia avrebbe consegnato ai sunniti del Golfo Persico una prevalenza decisiva sul mercato mondiale del gas naturale rafforzando, in specie, il Qatar, stretto alleato degli Stati Uniti nel mondo arabo.

Drenare il giacimento avrebbe comportato anche inevitabili contenziosi tra Qatar e Iran, essendo esso adagiato su la linea di demarcazione territoriale. Inoltre avrebbe condizionato anche la presenza sul mercato del gas dell’Iran sciita e del suo alleato, la Russia. Tuttavia Assad pone un veto in funzione filo-iraniana, il Gasdotto Islamico, che esaspera la già vivacissima rivalità tra le Monarchie del Golfo sunnite e l’Iran sciita, (Paola Pintus, Le grandi vie del gas e gli interessi strategici in MO, Tiscali News 07.04.2017).

Detto giacimento presenta dimensioni tali da indurre il Qatar ad una svolta dettata anche dall’embargo nei suoi confronti degli Emirati. A tal punto da negoziare con l’Iran, mediante la mediazione russa, un oleodotto congiunto Qatar-Iran. Così il Qatar ha intensificato le sue relazioni con l’Iran, con la Russia e con la Cina, rifiutando le richieste impossibili degli Emirati Arabi Uniti e ponendosi come spina nel fianco arabo ed in posizione filo-sciita.

In fondo la Guerra di Religione è un pretesto mediatico. Si provi a sostituire i termini “Sunnita” e “Sciita” che segnano la divaricazione religiosa delle etnie mediorientali, con quelli “Corridoio di Oleodotti del Cartello di Compagnie Arabo-Americane” e “Corridoio di Oleodotti del Cartello Russo-iraniano”. 5

Da un lato Russia e Turchia, quale paese di transito delle pipelines del gas azero (Shah Deniz I e II) e dall’altro l’enorme potenzialità del giacimento di gas del Qatar South Pars/North Dome. Il corridoio di transito dal gas qatariota e dell’oil irakeno è quel triangolo di territorio curdo tra Mosul e Raqqa dove si è insediato il Daesh. Il controllo di quel territorio si è dimostrato talmente vitale da condizionare la politica di USA e Federazione Russa, con i rispettivi alleati, in tutti questi anni a far tempo dalla prima guerra del Golfo del 1991.

Per dirla con parole di Marco Franza “…Se il Kurdistan fosse unito politicamente potrebbe essere lo Stato più ricco del Medio Oriente, considerate le materie prime di cui dispone – dal petrolio alle risorse idriche. Il petrolio infatti viene estratto in tutti e quattro i paesi «curdi». In Turchia è estratto nell’area di Siirt, Raman, Garzan, Diyarbakir.6

FIg. 2 Il Kurdistan

Ecco che dunque si intersecano vicende antiche come i confini di razzia delle tribù arabe, che poi hanno determinato i confini, le questioni religiose nate dall’antagonismo tra sunniti, sciiti e walabiti, cui ad esempio appartiene la larga Famiglia siriana degli Assad. In questo melting pot sono le questioni energetiche a dettare il quadro.

Questioni energetiche

E’ questa la dimensione cardine del conflitto in quell’area. Conflitto che fa impallidire, per proporzione di interessi in gioco, quello israelo-palestinese che, dal 1948, passando per la Guerra di Suez del 1955, le guerre del Kippur del 1973, ha squassato il M.O.

La costruzione del canale di Suez, nato per accorciare i tempi di migrazione delle merci dall’Asia Indiana al Continente Europeo, poi diede luogo ad una vera e propria “ via del petrolio” dal Golfo Persico attraverso lo stretto di Ormuz. Petroliere sempre più grandi fino alle VLCC (Very Large Crude Carrier) di oggi hanno solcato quel canale della cui importanza “nella vita al tempo del petrolio” per primo si accorse Gamal Nasser nazionalizzandolo nel 1956 e dando luogo alla crisi con Francia e Gran Bretagna. Oggi il trasferimento dell’oil ha una via privilegiata nelle Pipelines la cui costruzione richiede il passaggio in Paesi consenzienti o che alzano i dazi di transito come l’Ucraina con la Russia.

Le grandi dimensioni territoriali asiatiche hanno fatto sì che i maggiori e principali Paesi dell’Eurasia (Russia e Kazakhstan da un lato e Cina dall’altro) istituissero una politica di infrastrutture ad hoc. Secondo l’agenzia di stampa cinese Xinhua, il costruendo gasdotto “Power of Siberia”si dispiegherà per oltre 8.100 chilometri attraverso i due paesi, a partire dalla riserva di Yakutia e poi da Kovyktinskoye (2.7 trilioni mc) e fornirà 38 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno entro il 2024, con la gestione di Gazprom, compagnia di stretta osservanza putiniana gestita dal fedele Alexei Miller. La pipeline è lo sviluppo attuale di un pregresso accordo di 30 anni firmato da Putin e Xi nel 2014 e, sebbene non sia stato annunciato un dato definitivo, si ritiene che valga oltre 400 miliardi di dollari.

Questo crea di fatto un’alleanza stabile tra Russia + Eurasia con la Cina che deve rifornirsi di fossili ( oil & gas) da fornitori stabili più che dall’Iran, con il quale ha il contenzioso dei musulmani iraniani imprigionati.

La Russia nel Mediterraneo

Mr. Putin ha dunque davanti a sè la necessità di dover consolidare il suo potere, non più come ai tempi dell’URSS con i carri armati e le bombe bensì con la finanza e le risorse energetiche stimate sui 20 mln di barili/die. E deve assicurare il rifornimento dei Paesi europei mediante Gasdotti come il North Stream I e II ( in costruzione) e a sud, abbandonati i progetti del South Stream con la morte di Gheddafi e l’uscita di scena internazionale di Berlusconi, con il TANAP e TAP, che gli assicurano un rifornimento stabile dai giacimenti di Shah-Deniz I e II, mercè l’amicizia con Aliyev, Presidente Azero.

Sicchè Putin è entrato a gamba tesa nel Mediterraneo con la complicità di Erdogan mandato in soccorso del Generale Fayez al-Serraj. Come scrive Valeria Talbot su ISPI 7 “…Da anni infatti la Turchia è, insieme al Qatar, l’unico paese della regione a sostenere il governo di unità nazionale (GNA) di Tripoli in contrapposizione al generale Khalifa Haftar. Tuttavia, l’attivismo turco sta destando non poche preoccupazioni negli stati del Mediterraneo orientale e in Europa, in particolare dopo la firma di due accordi gravidi di conseguenze tanto in ambito regionale quanto nella crisi libica.

Con l’accordo di fine novembre sulla definizione di nuovi confini marittimi con la Libia– che riguardano un’area che va dalla parte sud-occidentale della penisola anatolica alle coste nord-orientali del paese nordafricano – la Turchia ha voluto mettere un’ulteriore bandierina sulla questione della delimitazione delle contese acque territoriali attorno all’isola di Cipro”.

Erdogan, nella vece di Putin, tra i due contendenti sceglie al-Serraj, sostenuto dalla UE, mentre la Francia di Macron sostiene Haftar. Putin non può andare in scontro diretto con Macron perché l’Europa dei Patti Tradizionali ( Germania, Francia, Olanda e Belgio) sostiene prezzi e contratti di Gazprom, guidata da Alexei Miller, fedelissimo di Putin. Si sa che il mondo degli affari russo ha anche interessi finanziari fortissimi nel Mediterraneo, a partire da Malta nelle cui Banche giacciono depositi dei magnati. Sempre a Malta, nell’ottobre 2013, al consorzio Electrogas (composto da diverse società, tra cui quella statale azera del gas e del petrolio SOCAR, e quella tedesca dell’energia Siemens) è stato assegnato l’appalto per la costruzione e l’esercizio della centrale elettrica. Il gas per il funzionamento della Centrale è fornito dalla SOCAR, ad un costo pari a 11,50 $ /mmbtu mentre la media europea è attestata su 5,15$/mmbtu.

Ma c’è di più: Lukoil, la terza Compagnia petrolifera russa dopo Gazprom e Rosneft, ha una presenza stabile in Sicilia, con una ricca rete di distribuzione di idrocarburi nelle province di Ragusa e Siracusa nonchè Trapani (Mazara del Vallo), ed è anche presente nell’Isola con la Raffineria di Augusta.

Nel 2008 ERG e Lukoil hanno raggiunto un accordo per una importante partnership nella attività di raffinazione costiera, attraverso la creazione di una Newco. ERG Med, interamente controllata dal Gruppo ERG, conferirà alla Newco un ramo d’azienda che comprende tutti gli assets della Raffineria ISAB di Priolo (Sicilia), per una capacità di 320,000 barili al giorno, gli impianti termoelettrici siti presso gli impianti sud, per 99MW e stoccaggi di grezzi e prodotti, pari a 745 mila tonnellate. (Comunicato Stampa ERG http://www.erg.eu/documents/10181/49972/20_CS_240608_it.pdf/d9bf6447-5797-438c-bc62-b114efec8245).

Nel successivo 2013, ERG cede l’intero pacchetto di quote della raffineria alla Lukoil, in vista di una riconversione ERG verso le rinnovabili cui va destinato fino al 56% del capitale.8

Conclusioni Geopolitiche

Con la morte del Gen. Soleimani, l’attacco all’Iran appare diretto. Esso sconvolge gli equilibri di mediazione che il generale aveva tessuto e conviene a tutti che l’omicidio sia stato compiuto dagli USA.

  1. Lontani geograficamente, e non ricattabili sotto il profilo delle forniture, gli USA godono di autonomia energetica con lo shale gas & e shale oil, ma hanno questioni aperte, anche con la Cina, per la questione dazi;

  2. La dovuta solidarietà per la morte di Soleimani, consente a Putin e Xi Jingping di proseguire nella politica di impegno a favore dell’Iran versus gli Emirati, sostenendo il Qatar nella sua lotta e magari aspirando alla compartecipazione dei mega-giacimenti del Golfo Persico;

  3. In questo modo Putin, Erdogan, e l’Eurasia con Tokayev, pupillo di Nursultan Nazarbayev, si assicurano il controllo delle forniture energetiche dell’Asia, limitano il potere degli Emirati e dell’Arabia Saudita, mettono in poche parole fuori gioco l’intero asse portante dell’OPEC;

  4. In questo Risiko tra Forti, i deboli sono i Paesi europei, un tempo succubi delle forniture arabe ed ora della Russia ed Eurasia, senza poter contare sulla protezione economico-finanziaria degli USA che addirittura pongono dazi ai Paesi del Patto Atlantico.

  5. Libia e Malta diventano aree di interesse post-colonialista, l’una per i giacimenti e l’altra per i depositi bancari. E tutto l’area è così coperta da Russi e Turchi.

Allora il Risiko Mondiale vede nella morte del Generale iraniano Soleimani la scomparsa di una pedina, segue “l’uscita siciliana” con il Cavallo Erdogan mentre la torre europea sonnecchia e l’Alfiere Iraniano sta a guardia della Regina Cina e del Re Putin. Azerbajian, Qatar, Siria, Kurdistan hanno il ruolo perfetto di pedine di interdizione.

Quanto sopra consente di affermare che l’epicentro del Terremoto dei Fossili, non è l’Iran, bensì il Mediterraneo dove si gioca la partita più dura dai tempi della guerra fredda.

(*) Aldo Ferrara, professore f.r nelle Università di Milano e Siena, Executive Manager dell’European Research On Automotive Medicine

Note

1 Nel luglio del 1928, a Ostende, tra le principali Compagnie si siglo un accordo  favorito da Gulbenkian al quale fu riservato il 5% delle future estrazioni, rendendolo  tra i piu ricchi al mondo con un utile annuale di circa 50 milioni $.

2 Rasoul Sorkhabi, The Emergence of the Arabian Oil Industry, University of  Utah’s Energy & Geoscience Institute, GeoExpro, no. 6 del 2008.

4 CEDIGAZ: Stato attuale dei giganti del gas del mondo (PDF).

5 Ferrara A., Colella A., Nicotri P. Oil Geopolitics. Agorà &CO, Lugano, 2019

6 Franza M. Kurdistan, lo Stato introvabile. Limes, 08.06.1999.

7 Valeria Talbot, Turchia sul fronte Libia con armi e gas, ISPI, 19.12 19

8  Pagni L. Erg, al listino piace “rinnovabile” premiata l’uscita dalla raffinazione, “ La Repubblica” E&F, 21.10,2013.

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