Negli Stati Uniti le guerre, l’immigrazione e la campagna elettorale hanno attratto molta attenzione deviandola dalla vera emergenza interna che si chiama debito pubblico. Il problema, però, resta ed è esplosivo.
Il debito federale complessivo americano ha raggiunto i 34.000 miliardi di dollari. Da giugno a novembre è aumentato di 2.600 miliardi. Tralasciando le emissioni per rinnovare le obbligazioni in scadenza, l’aumento del debito netto è stato di 1.700 miliardi in sei mesi!
Anche se i tassi medi sono ancora relativamente bassi rispetto all’attuale 5,5% applicato dalla Federal Reserve, gli interessi annui sul debito pubblico hanno già superato i mille miliardi di dollari, pari a circa il 16% del bilancio federale. Non è poco!
Chi comprerà le obbligazioni pubbliche, i famosi titoli Treasury? Le aste del debito sono diventate più volatili. Molti acquirenti stranieri e anche le principali banche frenano i loro acquisti, lasciando spazio ai grandi fondi e ad altri speculatori.
Tra gli acquirenti stranieri vi è la Cina che ad agosto aveva titoli americani pari a 800 miliardi di dollari. Nel 2016 erano 1.300 miliardi. Non si tratta solo di un decoupling politico ed economico dagli Usa. È anche la conseguenza di operazioni finanziarie internazionali speculative: molti hanno preso prestiti in yuan con tassi d’interesse inferiori a quelli Usa per poi convertili in dollari. La Cina ha così sperimentato una notevole fuga di capitali che ha indebolito la sua moneta. Per difenderla Pechino potrebbe vendere altri titoli del Tesoro americano.
Fino all’inizio dell’inflazione era stata la Federal Reserve ha coprire i buchi aperti dal debito acquistando i titoli pubblici ed anche i cosiddetti asset back security (abs), di valore più che incerto. La Fed l’ha fatto creando nuova liquidità gonfiando spropositatamente il proprio bilancio, portandolo da 3.800 miliardi di dollari del 2019 ai 9.000 miliardi nel 2022. Questa pericolosa spregiudicatezza della Fed nel diventare una specie di bad bank è finita. Almeno per il momento.
La palla è tornata al governo, al Dipartimento del Tesoro. Il Treasury ha trovato un’altra scappatoia, più stretta e pericolosa. Lo scorso settembre ha detto di voler portare avanti dall’inizio del 2024 operazioni di buyback, cioè il riacquisto da parte del Tesoro dei suoi titoli.
A sostegno dell’iniziativa è stata portata l’esperienza di buyback effettuata nel periodo 2000-02, per un totale di 67,5 miliardi di dollari, quando c’era un surplus di bilancio. L’operazione intendeva stimolare l’allora stagnante mercato obbligazionario e, con l’acquisto di titoli a breve e medio termine, contenere il costo degli interessi.
Questa volta, però, si è in situazioni di deficit di bilancio, non di surplus. Nonostante le tante giustificazioni del contrario, si stanno creando delle opportunità per i grandi investitori di rivendere al Tesoro obbligazioni acquistate in precedenza. In altre parole, il governo, di fatto, dovrebbe acquistare dai privati titoli a basso interesse in cambio di altri titoli nuovi a tassi più alti. Un bell’affare per lo Stato che così aumenterà la quota annuale di interessi da pagare!
Si consideri che a differenza della Fed che può acquistare titoli emettendo nuova liquidità, ogni dollaro di buyback deve essere finanziato con un dollaro di emissioni del Tesoro.
Alla domanda su come finanziare l’operazione, al Tesoro americano rispondono: “Programmiamo di trattare l’aumento dei nostri bisogni di finanziamento dei buyback nello stesso modo con cui trattiamo le altre emissioni.”. Nuovo debito pubblico, quindi. Il Tesoro americano ricorda, infatti, che dopo la decisione di giugno di alzare il tetto del debito “tutto l’aumento è stato fatto con l’emissione di titoli Treasury per oltre 1.000 miliardi di dollari che sono stati assorbiti bene dal mercato”.
In verità l’operazione rivela lo stato di volatilità e di paura che oggi domina il mercato dei titoli Treasury. Si ricordi che in primavera parecchie banche di medie dimensioni fallirono proprio quando gli aumenti dei tassi della Fed evidenziarono che le obbligazioni in loro possesso erano in forte perdita. Con questa mossa il Tesoro ammette, di fatto, che si temono altri fallimenti bancari, svendite di titoli e, soprattutto, una crescente reticenza da parte dei grandi investitori sul mercato delle obbligazioni di Stato.
Secondo il Fmi il debito pubblico globale attuale è di quasi 100.000 miliardi di dollari. Un aumento del 40% rispetto al 2019. Il debito pubblico totale Usa rappresenta il 32,4% di quello globale. Negli Usa il rapporto debito/pil è del 123,3%. Possiamo dire, purtroppo, che come Italia siamo in buona compagnia…
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