di Aldo Ferrara*
Senza ricorrere alla chimica organica, argomento da allergia per chiunque, il killer argentato è stato per anni considerato non proprio una panacea ma un metallo utile a scopo di disinfezione. Cosi nel secolo XVI, la malattia che più perseguitò l’appena scoperto Nord-America, la sifilide, trovò nel Killer argentato un nemico invincibile. Descritta da Fracastoro nel De Morbo Gallico, fu la prima malattia venerea a falcidiare truppe e soldati. Poi però, lo “Mal Francioso” trovò a sbarrargli la strada uno strano unguento, l’Unguento Napoletano fatto di un mix di strutto di suino e mercurio. Già eccolo qui. Il killer argentato che poi è stato adoperato come disinfettante, nella sua composizione con il cromo, il Mercuro-cromo, oggi in disuso in chirurgia.
Alcuni composti del mercurio (ad esempio il Thiomersal) sono stati utilizzati in passato nella farmacotecnica dei vaccini con lo scopo di disinfettare il preparato ed evitare qualsiasi possibile contaminazione. Ma la tossicità del Mercurio (in chimica come Hg che deriva da HydraArgirium, metallo assai simile all’argento) ha reso necessaria la sua eliminazione.
Per questa ragione, da diversi anni il Thiomersal è stato completamente abbandonato e oggi in commercio in Italia non esistono più vaccini contenenti questo preservante.
Tuttavia, la sua contaminazione, oggi spesso monitorata in molti Paesi, ha imposto una tutela ambientale diffusa che ha portato alla Convenzione di Minamata. Questa è una città del Giappone i cui abitanti, alla fine degli anni ’50, rimasero vittime degli effetti dell’inquinamento da mercurio rilasciato in mare da impianti industriali. Il consumo di pesce contaminato provocò effetti devastanti sul sistema nervoso centrale dando luogo nosografico alla “Malattia di Minamata”.
L’accordo internazionale, firmato da più di cento Paesi, prevede l’introduzione progressiva di una serie di misure di contenimento, per arrivare nel 2025 alla messa al bando totale di alcuni dispositivi, tra cui batterie, lampade a fluorescenza e cosmetici. E lo sanno anche i bambini: a partire dal 3 aprile 2009, a causa della sua tossicità, è stato bandito dal mercato italiano il termometro a mercurio sostituito da altri i termometri digitali, o termometri a liquido termo-espansibile.
Infatti la tossicità del Mercurio è tra le più gravi in neurologia. Abbandonato nella cura della sifilide, dava gli stessi sintomi neurotossici della malattia, simulandola. Tremori, allucinazioni, spasmi muscolari sono alcuni esempi del processo neurotossico instaurato.
L’Italia non ha ancora firmato e dunque detta Convenzione non è in vigore nel nostro Paese. Un motivo ci sarà pure se il Paese, tra i massimi produttori di mercurio, non abbia firmato. L’Italia infatti ha prodotto dalla fine del XIX secolo ben 104 mila tonnellate del metallo in aree bene delimitate quali quelle del bacino del Monte Amiata. Chiuse da oltre trent’anni le miniere hanno prodotto e liberato ingenti quantità di cinabro, mercurio solforato da cui per calore poi si estraeva il metallo liberando anidride solforosa.
Ora, la Toscana Meridionale, al confine con l’Alto Lazio e il Basso Ternano, occupa un ruolo molto importante nello sfruttamento di minerali, basti pensare alle Colline Metallifere, alle estrazioni di ferro nell’Isola d’Elba, geologicamente affine , benché isola limitrofa.
Ma in questo territorio vi è una risorsa simile a quella islandese: la geotermia.
In questi anni di corsa alle risorse sostenibili, gli impianti di geotermia si sono moltiplicati. Definita dall’UE “risorsa rinnovabile a basso impatto ambientale” esce dalla produzione locale di Volterra ed entra nel circuito delle esplorazioni in tutta l’area toscana, non esclusa quella del Monte Amiata.
Benché in parte smentito, il fenomeno della ricerca geotermica ha finito per influenzare la diffusione a distanza delle quote di Mercurio e Cinabro ancora presenti in quell’area.
L’Istituto di Scienza delle Terra dell’Università di Firenze (P.Costagliola, M.Benvenuti, P.Lattanzi) già nel 2016 aveva studiato il fenomeno della diffusione del mercurio con approfondite ricerche geo-chimico-dinamiche e con una mappatura della diffusione.
Nella zona mineraria e industriale di Abbadia si trovano ancora i cumuli degli scarti della lavorazione delle rocce contenenti cinabro (le cosiddette “calcine”) e degli scavi minerari. La bonifica e la messa in sicurezza sono ancora in corso. La maggior parte delle miniere del distretto amiatino è situata nel bacino idrografico del fiume Paglia. Quest’ultimo dall’Amiata si dirige verso sud-est per unirsi al fiume Tevere nei pressi di Orvieto (Fig. 1). Oltre a quello del Paglia, il distretto minerario amiatino è sotteso dai bacini idrografici dell’Albegna, Fiora, e dal sistema Orcia-Ombrone.
Uno sguardo fugace alla cartina geografica ci dice che, malgrado la complessità orografica costituita da zona collinosa, Monte Cetona e Monte Amiata, è il fiume Paglia che nasce dal costone sud-est dell’Amiata a farsi carico del trascinamento fino alla zona di Orvieto e Allerona, per poi gettarsi nel Tevere. I livelli di mercurio in questo fiume assumono dati drammatici fino alla sua diluizione nei pressi della Diga di Alviano dove poi si abbassano prima dell’immissione del Tevere. Ma malgrado questa diluizione il tasso non è mai inferiore ai 350 microg. Come descrive il Report dell’Istituto Scienza della Terra di Firenze “Più precisamente, a pochi km a Nord di Allerona (TR) si osservano concentrazioni di Hg variabili tra 380 e 1900μg/kg. Le concentrazioni di Hg si abbattono solo dopo la diga di Alviano, che si trova lungo il Tevere in territorio umbro, dove i sedimenti fluviali mostrano concentrazioni comprese tra 370 e 390 μg/kg. Dati preliminari indicano che anche entro i confini della città di Roma il contenuto di mercurio nei sedimenti fluviali del Tevere può superare i 100 mcg / kg.”(Costagliola et al., 2012).
Il Piano d’Indagine delle aste fluviale dei fiumi Paglia e Tevere, condotto nel 2016 dalle Regioni Toscana, Umbria e Lazio, prevede un piano di intervento di monitoraggio “ per una radicale bonifica dell’asta fluviale che risulta difficilmente ipotizzabile nell’arco di un breve periodo”.
E in effetti a tutt’oggi la situazione resta incerta e non discostata dalle misure e dagli allarmi degli anni passati.
Si comprende bene come il Bene Comune dell’acqua, che attraversa e irrora larghi strati del territorio italiano, circa 1300 kmq con un bacino di utenza di circa 500 mila abitanti, sia fortemente compromesso. Il territorio inizia dalle falde dell’Amiata, dove è situata la sorgente d’acqua Fiora, scivola verso i versanti della Toscana Termale (Chianciano, Chiusi, S. Filippo Bagni e la Val d’Orcia). E’ un’area ad interesse storico-artistico che attira ogni anno migliaia di visitatori, italiani e non; basti pensare Orvieto, città d’Arte, ospita inoltre pazienti epatopatici e broncopneumopatici negli Stabilimenti termali di Chianciano e S. Albino. Ed in ultimo l’acqua del fiume Paglia confluisce nel Tevere per raggiungere Roma e il Tirreno.
In conclusione, la vicenda appare come il tipico esempio di Bene Comune essenziale, l’acqua, non tutelato a sufficienza dalla Legislazione in materia, che può rivelarsi strumento di diffusione di metalli pesanti nocivi alla salute per larghissimi strati della popolazione. Invocare il Principio di Precauzione è il minimo progetto di prevenzione dei danni all’ecosistema ed alla salute, al pari delle gravissime “epidemie” di inquinamento aereo da traffico delle nostre città e di inquinamento da rifiuti solidi urbano che altrettanti danni provocano alla salute dei cittadini.
Bibliografia
Rimondi V., Chiarantini L., Lattanzi P., Benvenuti M., Beutel M., Colica A., Costagliola P., Di Benedetto F., Gabbani G., Gray J.E., Pandeli E., Pattelli G., Paolieri M., Ruggieri G. (2015) Metallogeny, exploitation and environmental impact of the Mt. Amiata mercury ore district (Southern Tuscany, Italy). Ital. J. Geosci., 134,323-336.
Presenza e diffusione di mercurio nel comprensorio amiatino e nel sistema fluviale Paglia Tevere, a cura dell’Istituto di Scienza della Terra dell’Università di Firenze (DES), 2016
Piano d’Indagine delle aste fluviali dei fiumi Paglia e Tevere per la verifica dello stato di contaminazione da mercurio, a cura delle Regioni Toscana, Umbria Lazio, 28.11.2016
(*) Aldo Ferrara, Professore f.r. di Malattie Respiratorie nelle Università di Milano e Siena. Componente CTS Agenzia Controllo e Qualità SSPPLL Roma Capitale
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