di Marika Edwige Platania Puglisi

 

Da troppo tempo il centro storico di Ragusa superiore, risulta poco popolato dai giovani e da buona parte della popolazione ragusana. Da una parte esiste il centro storico di Ragusa Ibla, ben recuperato già da tempo ancora non sfruttato appieno per le sue capacità intrinseche. Dall’altra il centro superiore della città che si presenta come tante macchie maculate, in quanto sussistono zone completamente degradate e non più popolate, zone che si presentano come un ghetto razziale e zone in parte recuperate, dove si tenta di far riemergere la stessa potenzialità economica e sociale sviluppata a Ibla. La rivitalizzazione del “centro storico”, riveste un’importanza fondamentale per la città non solo sul piano urbanistico, ma anche sul piano del valore monumentale – artistico, storico, socio-ambientale, commerciale, turistico, artigianale e di aggregazione sociale. Esso ha un’importanza strategica, in primis per un miglioramento generale dell’economia locale, nello stesso tempo serve a migliorare lo stile di vita dell’intera comunità sociale ed economica. Ha la capacità di richiamare temi come la qualità della vita e la fruizione, ripopolando gli spazi urbani che diventano luogo d’incontro relazionale e di produzione di reddito e lavoro. Purtroppo il forte degrado, ha innescato un significativo l’allontanamento della popolazione da intere porzioni di città e una sconsiderata cementificazione del suolo. I nuclei abitativi si sono spostati verso l’esterno, ma la popolazione è rimasta invariata e stazionaria. Questo ha portato diverse conseguenze dirette come maggiori costi per i servizi alla città (rifiuti, pubblica illuminazione, manutenzione delle strade, ecc.), per non parlare dell’abbandono d’intere unità abitative e conseguente aumento del degrado di quest’ultime. Occorre urgentemente ripristinare questo pezzo di città abbandonata, renderla appetibile attraverso ristrutturazioni edilizie, attraverso la fusione di più unità abitative, urgente recupero di vari edifici rappresentativi per la città e riqualificazione d’intere aree urbane. All’interno della città di Ragusa, un gruppo culturale costituito da professionisti, “il Laboratorio culturale 2.0” sta lavorando affinché si arrivi a una nuova idea di città: dalla salvaguardia ambientale e del paesaggio, dalla rigenerazione urbana per la riqualificazione della città esistente e il contenimento del consumo/spreco di suolo. Attraverso un’analisi delle criticità urbane esistenti vi è l’intenzione di sviluppare degli strumenti e delle politiche abitative urbanistiche di riqualificazione: come il programma comunale Social Housing (a canone contenuto) applicabile o in quartieri da riqualificare completamente come ad esempio il quartiere Carmine – Putia a Ragusa, oppure per edilizia economia popolare già esistente, ancora può essere utilizzato sotto forma di piano strategico per rilanciare zone commerciali specifiche sia nel centro storico superiore sia nelle zone periferiche di Ragusa. In Italia è stato fatto in Liguria, attraverso un protocollo d’intesa firmato tra Comune di Livorno, Casalp (che gestisce il patrimonio immobiliare pubblico dei comuni della provincia di Livorno), Cassa Depositi e Prestiti Investimenti Sgr e Polaris Real Estate Sgr, è stata effettuata una riqualificazione urbana  chiamata “Programma edilizio Garibaldi” che cambierà il volto al quartiere livornese Garibaldi – Fiorentina. La proposta del Comune si basa essenzialmente sulla realizzazione di abitazioni e appartamenti da cedere in locazione a canone concordato. Questo progetto è stato molto apprezzato dal ministero delle infrastrutture, per l’attenzione posta all’edilizia sociale e agli aspetti di rigenerazione urbana. Sempre tornando al caso del centro storico di Ragusa superiore, gli alloggi abitativi dovrebbero essere  diretti a utenti quali: popolazione sotto stress abitativo, personale in formazione e lavoratori fuori sede, city users e visitatori occasionali, popolazione in emergenza abitativa, famiglie e giovani coppie, con l’inserimento di servizi per l’utenza come spazi comuni, unità commerciali, ludoteche, scuola d’infanzia, orti urbani posti all’interno di parchi verdi già esistenti oppure orti urbani posti sulle terrazze degli edifici, in modo tale da creare le condizioni per una rete sociale coesa e solidale. Soffermiamoci su un’importante riflessione, la cosiddetta edilizia sociale ha come scopo principale quello di offrire, a prezzi calmierati, un’abitazione a chi non può permettersi un acquisto a prezzo di mercato.

Allora qualcuno potrebbe porsi questa domanda: Potrebbero crearsi quartieri popolati da residenti appartenenti alla stessa classe sociale, di bassa o media estrazione sociale, una sorta di ghettizzazione.

Per risolvere questo problema potremmo prendere come esempio quello che sta mettendo in atto da qualche anno la città di Chicago, attraverso un nuovo modello di edilizia sociale, basata sull’interazione fra ceti differenti, attraverso  il Piano di Trasformazione promosso dalla Chicago Housing Authority (CHA) attuato nel quartiere residenziale chiamato “Parkside”, situato nell’Old Town, con un mix attraverso edilizia libera e convenzionata. Questo potrebbe essere un valido esempio come modello d’interazione sociale cioè  interazione tra individui che presentano anche sotanziali differenze tra le diverse culture (nazionalità, religione, ecc.) attraverso la cooperazione degli utenti delle varie unità abitative.

 

photo: http://www.turicampo.it/2008/09/22/ragusa-ibla/

 

 

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