Un convento occupato dai militari in pieno centro storico di Firenze. Potrebbe tornare alla sua origine conventuale, ma rischia ben altra sorte, in quest’area urbana tra le più pregiate d’Italia per la ricchezza artistica che la pervade. La comunità agostiniana, che costruì la chiesa del Santo Spirito nel XV secolo e che abita parte dell’attiguo convento, ora vede il rischio di un suo utilizzo per finalità che ritiene inappropriate. E lancia l’allarme.La basilica e il convento del Santo Spirito nel panorama dell'Oltrarno. Foto di Luca Aless - Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=33605289

La basilica dello Santo Spirito, costruita a partire dal 1444, ultima opera di Filippo Brunelleschi, è considerata uno dei più importanti scrigni d’arte del capoluogo toscano. Accanto a lei ci sono due chiostri: il primo, detto “dei Morti” e, più avanti, il secondo, detto “Grande”. Vi hanno pregato generazioni di frati. Ma il secondo chiostro e la parte alta degli edifici del primo chiostro sono di proprietà del Ministero della Difesa. Che, per far cassa, ha voluto darli in gestione per 32 anni, tramite una gara d’appalto vinta da Fastpol Srl nel 2022 col progetto di ricavarci una residenza sanitaria per anziani. Ma, insiste il Priore, «non siamo affatto certi che vi siano finalità umanitarie in questo appalto. Mentre invece oggi la chiesa e il chiostro di cui in parte disponiamo sono gestiti non solo per scopi religiosi, ma anche culturali e di ospitalità: vi sono gruppi di volontari che accompagnano i visitatori e illustrano l’architettura e le opere, tre le quali spicca il Crocifisso ligneo realizzato da Michelangelo a 17 anni, quando rimase ospite del nostro convento. Se si recuperasse l’unitarietà del complesso conventuale potremmo ampliarne la funzione museale e l’ospitalità che già offriamo a studenti meritevoli ma non in grado di affrontare gli alti costi degli affitti in città».

Santo Spirito, sacrestia. Il crocifisso ligneo, opera giovanile del Buonarroti. Foto di I, Sailko, CC BY 2.5, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=3616143

Occorre fare un passo indietro. Come mai una porzione di convento è finito nella proprietà del Demanio statale? «Il convento fu requisito a inizio ‘800. Poi lo Stato italiano ha restituito a noi agostiniani la chiesa e parte del chiostro adiacente, tenendo come caserma il chiostro “grande” e gran parte dell’altro chiostro, in particolare il suo livello superiore. Con i militari e i loro ritmi abbiamo convissuto, ma se vi si insediassero attività di altro tipo la quiete del nostro convento sarebbe violata. Mentre se potessimo gestire tutto il complesso per scopi culturali e di studio, i ritmi e le consuetudini conventuali verrebbero rispettate. Tutto questo ho fatto presente in messaggi inviati tempo addietro al ministero della Difesa, cui ho manifestato il nostro desiderio di recuperare e riutilizzare le parti conventuali che furono requisite. Ma la risposta è mancata o è rimasta a un livello di interlocuzione formale e dilatoria. Sinché non ci siamo trovati di fronte al fatto compiuto. Soltanto in queste settimane e per puro caso sono venuto a conoscenza dell’assegnazione dell’appalto, per quanto questa risalga all’anno scorso».

L’apertura dell’iter concorsuale risale all’agosto 2019, la sua conclusione è del 2022. Sebbene i termini per impugnarne gli atti siano scaduti, l’avvocato Lorenzo Calvani, che segue quanto avviene attorno al convento, commenta: «La pubblicazione della richiesta di manifestazione di interesse e del bando di gara è avvenuta nei mesi estivi, quando l’attenzione per queste vicende è ridotta. Per quanto gli atti siano tutti formalmente a posto, molti aspetti sollevano dubbi. Prima ancora della richiesta di manifestazione di interesse, Difesa Servizi, che si occupa degli immobili di pertinenza del Ministero, aveva individuato come destinazione della struttura la realizzazione di una residenza per la terza età (senior housing): la specificità della richiesta di per sé restringeva il campo dei possibili interessati. Infatti ha risposto solo Fastpol Srl, presentando una proposta quasi a tempo di record, proposta che poi ha vinto il concorso nel quale è stata l’unico partecipante. Ma d’altra parte, anche se non fosse stata la sola proponente, poteva comunque vantare un diritto di prelazione qualora non fosse stata aggiudicataria, uniformandosi alla proposta dell’aggiudicatario e così sostituendolo». Quindi la speranza dei frati di recuperare quel chiostro è vana? «I termini per un ricorso sono scaduti, complice il silenzio che ha circondato tutta l’operazione. Ma in realtà il contratto non mi risulta essere stato ancora firmato, essendo previsti dalla legge alcuni preventivi controlli di non breve durata (antimafia, assenza di conflitto di interessi, ecc.). Inoltre il contratto prevede comunque una clausola generale di revoca che potrebbe dar adito a una sua risoluzione, motivata da prevalenti motivi istituzionali o ragioni di interesse pubblico. Se il contratto non fosse firmato, o se venisse revocato in breve tempo dopo la firma, la società vincitrice del concorso avrebbe bensì diritto a un ristoro, ma questo sarebbe esiguo dal momento che risulterebbe commisurato all’investimento concretamente effettuato fino a quel momento».

Il Chiostro Grande, dall’800 usato come caserma e più recentemente come archivio militare. Foto di I, Sailko, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=8316612

Fa specie che negli atti del ministero della Difesa, l’antico convento sia descritto come “caserma Ferrucci”: come fosse alla stregua di una delle tante caserme edificate nel XX secolo, perlopiù prive di valore storico architettonico. Ma i locali del convento, per quanto siano stati usati come caserma, sono dotati di grande pregio storico artistico e pertanto vanno tutelati dalla pubblica amministrazione, secondo quanto stabilisce il Codice dei beni culturali e del paesaggio. Se l’uso come caserma lo avesse in parte danneggiato, andrebbero intraprese tutte le azioni necessarie per la sua conservazione. Ed è difficile immaginare che le celle dei monaci possano essere trasformate in residenza sanitaria senza uno stravolgimento della loro struttura architettonica.

Certo l’immobile fa gola. È nel centro storico di Firenze, dove i valori immobiliari sono elevati. Potrebbe diventare una RSA di lusso? vi sono anche anziani molto abbienti. Invece se tornasse agli agostiniani sarebbe ancora “convento”: adibito all’ospitalità secondo uno stile maturato nel corso di secoli di opere assistenziali e culturali. E l’edificio storico, rimasto frazionato nell’800, recupererebbe la sua integrità originaria. L’assistenza umanitaria per gli ordini religiosi è sempre stata un obiettivo primario: svolto nella gratuità, non per fini speculativi.

«Per questo – chiosa il priore – chiediamo che il Ministero della Difesa e il Demanio tornino sui loro passi. Il Convento del Santo Spirito può ritrovare la sua configurazione originaria. Può rafforzare le sue proposte culturali, sociali, assistenziali nel quartiere e nella città. Confidiamo che chi è sensibile alla conservazione del patrimonio storico e religioso sostenga il nostro tentativo di evitare il suo snaturamento».

Il 30 settembre 2023 il quotidiano Avvenire ha dato notizia dei travagli in cui è piombato il convento fiorentino degli Agostininiani in un articolo reperibile a questo link:

https://www.avvenire.it/attualita/pagine/il-simboloda-difendere

Tra l’altro vi compaiono a difesa del convento le voci sdegnate quanto autorevoli di:

Antonio Natali, storico dell’arte, già direttore degli Uffizi (“La prima conseguenza logica dovrebbe essere che, con la restituzione dell’ala di pertinenza militare, venisse riacquisita dal convento la sua interezza e la sua piena dignità storica, liberandolo da ogni utilizzo incongruo…”)

Franco Cardini, storico, medievalista (“I bravi agostiniani di Santo Spirito già da molti anni avevano chiesto al governo italiano informazioni: avevano elaborato un progetto di restauro e destinazione a centro di vita artistica e culturale fiorentina nonché a residenza universitaria, una volta che gli spazi del convento fossero stati liberati dalla caserma. Dal competente ministero, in questi anni (sedici, dal 2007 a oggi), nessuna risposta…”)

Mario Botta, architetto (“Il territorio della memoria è un valore celato ma tuttora presente a confronto della pochezza dei valori che trasmette la società dei consumi. Per la mia generazione, l’indifferenza di fronte all’eco identitaria che ancora la città riesce a trasmettere sarebbe un grave oltraggio non solo nei confronti di Firenze, ma dell’Europa e del mondo…”)

Eike Schmidt, storico dell’arte, direttore degli Uffizi (“La chiesa e il convento di Santo Spirito affacciano su una piazza che è un po’ il cuore del quartiere d’Oltrarno: sono luoghi bellissimi, ricchi di arte e di storia. Il problema è che la sera, spesso anche la notte, quella piazza viene invasa dalla movida coi suoi frastuoni. Mi chiedo se il cambio d’uso degli ambienti conventuali oggi prospettato non renderebbe ancora più bizzarra la situazione. In termini generali, noto che con le soppressioni ottocentesche si sono aperti problemi a volte ancora non risolti…”)

Sergio Givone, filosofo (“Da anni l’attuale priore Giuseppe Pagano si batte perché gli spazi del convento, da oltre un secolo sciaguratamente adibiti a usi del tutto incongrui vengano restituiti a una fruizione culturale appropriata, e trasformati in museo e luogo di ospitalità per studenti. Qui i giovani potranno fare esperienza della grande cultura che fin dal Rinascimento a Santo Spirito è fiorita e di cui Santo Spirito è custode. Un progetto encomiabile, bellissimo, opportuno. E cosa fa lo Stato? …)

Una raccolta firme per la tutela del convnto è stata lanciata tramite questo link :

Una raccolta firme per la tutela del convnto è stata lanciata tramite questo link : https://www.change.org/p/salviamo-il-convento-di-santo-spirito?recruiter=63145984&recruited_by_id=73691056-1897-4a5a-b043-3721324f4cce&utm_source=share_petition&utm_campaign=share_for_starters_page&utm_medium=whatsapp

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