L’Italia dopo l’Expo 2015 di Milano passerà il “testimone” al Kazakhstan che nel 2017 ad Astana organizzerà l’Expo internazionale specializzato dedicato all’“Energia del futuro”. Questo fatto potrebbe diventare un’occasione privilegiata di dialogo con il governo kazako. Occorre che l’Italia, in quanto “sistema Paese”, coinvolga attivamente, secondo noi già da ora, le autorità di Astana con cui preparare insieme i progetti per il futuro.
Potrebbe essere per il nostro Paese l’occasione per allargare gli sbocchi e l’export, in particolare nei settori delle tecnologie, dell’agro-industriale e del nostro più qualificato made in Italy. Del resto, come è noto, il Kazakhstan è già un partner amico. Ora può diventare un alleato strategico.
Il Kazakhstan con una popolazione di 17 milioni di abitanti e un territorio vastissimo di circa 2 milioni e 700 mila kilometri quadrati è il cuore dell’Eurasia, ricco di materie prime, a cominciare dal petrolio e dal gas.
All’inizio del 2015 l’Unione Euroasiatica, di cui il Kazakhstan fa parte insieme alla Russia, alla Bielorussia e all’Armenia, abbatterà le barriere doganali tra gli Stati membri. Ciò induce a pensare ad un significativo incremento delle attività produttive dei Paesi interessati e del Kazakhstan, che già nel 2013 ha fatto registrare 225 miliardi di dollari di Pil. Si ricordi che la sua situazione economica e finanziaria è abbastanza positiva se si considera che ha un debito estero irrisorio (2,6% del Pil) e riserve monetarie per oltre 95 miliardi di dollari.
Dopo Russia e Cina l’Italia è il suo terzo partner commerciale. Nel 2013 l’interscambio è stato di circa 4,6 miliardi di euro, dei quali soltanto 730 milioni di euro sono esportazioni italiane. Le potenzialità per l’Italia sono quindi enormi.
Recentemente il presidente kazako Nursultan Nazarbayev ha illustrato l’importante programma quinquennale “Nurly Zhol – Via verso il futuro” nella consapevolezza che anche l’economia kazaka rischia di entrare in difficoltà a causa delle tensioni geopolitiche, del rallentamento complessivo dell’economia mondiale, della politica delle sanzioni, della caduta dei prezzi del petrolio e delle materie prime.
Perciò il presidente ha annunciato con tale programma l’avvio di una Nuova Politica Economica che, utilizzando i 10 miliardi di dollari a suo tempo accantonati nel Fondo Nazionale, dovrebbe promuovere investimenti in particolare nei settori delle reti dei trasporti e dell’energia, nonché nel sostegno alle attività industriali, alle Pmi e al welfare. Si intende evidentemente puntare molto sullo sviluppo economico e sociale interno rispetto alla tradizionale politica di esportazione di materie prime.
In questo modo il Kazakhstan diventerebbe di fatto il ponte strategico tra la Cina, la Russia e l’Europa. Nel 2015 infatti sarà completato il cosiddetto “porto secco” di Khorgos, snodo ferroviario e porta orientale aperta verso la Cina. La rete ferroviaria in costruzione diventerà parte della nuova grande Via della Seta “Europa Occidentale – Cina Occidentale”. Dalla Cina, passando per Mosca, essa raggiungerà l’Europa attraversando il Kazakhstan per 2.787 km. Con la realizzazione della nuova ferrovia ci vorranno 10-12 giorni mentre dalla Cina oggi i trasporti via mare richiedono 30-35 giorni per raggiungere l’Europa.
L’altro grande progetto è il “Parco Tecnologico Petrolchimico Industriale” già in fase di realizzazione nelle città di Atyrau e di Taraz.
In questo grande piano di sviluppo soprattutto delle infrastrutture e della logistica parteciperanno 100 grandi imprese internazionali. Si rammenti inoltre che già dal 2005 le 10 zone economiche libere kazakhe godono di importanti agevolazioni fiscali e hanno raccolto investimenti stranieri diretti per 184 miliardi di dollari. E’ un’occasione per l’Italia di mettere in campo tutto il meglio del suo “sistema Paese”
Le uniche aziende italiane presenti con continuità sul territorio kazako sono l’Eni e Finmeccanica. Purtroppo invece marginali sono le nostre Pmi, anche quelle di alta capacità tecnologica. Forse in merito bisognerebbe muoversi come fa la Germania.
L’impegno italiano verso il Kazakhstan ovviamente non può che essere guidato dal governo con il coinvolgimento non solo dei privati ma anche soprattutto degli organismi statali e parastatali ad esso facenti capo, la Cassa Depositi e Prestiti, l’ITA-ICE, l‘agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, la Simest per i crediti all’esportazione.
Noi riteniamo che se davvero si intende partecipare alla realizzazione di tali progetti di cui ha parlato il presidente Nazarbayev non vi sia altra strategia. Del resto i Paesi del Brics e gli stessi Stati Uniti, Germania e Giappone, che sono i grandi “pilastri” del mondo capitalistico occidentale, si muovono in quest’ottica per conquistare grandi fette di mercato e accaparrarsi grandi appalti dei vari progetti.
Molti degli obiettivi di sviluppo dell’economia kazaka offrono una concreta possibilità per il nostro Paese di concorrere da protagonista con le proprie capacità imprenditoriali alla realizzazione di importanti reti infrastrutturali ed anche di svolgere un significativo ruolo stabilizzante in questa delicata fase di tensione geopolitica.
Mario Lettieri* Paolo Raimondi** *Sottosegretario all’Economia del governo Prodi **Economista
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