Mario Lettieri e Paolo Raimondi
Prima di fine anno l’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ha organizzato l’International Anti-Corruption Day per mettere la lotta contro la corruzione al centro delle varie iniziative dei governi. E’un problema spinoso e importante. E’una delle grandi priorità, perché la corruzione per tutti i Paesi rappresenta una delle maggiori minacce alla crescita economica, mina i valori della democrazia, ed è una delle cause non secondarie delle disuguaglianze sociali.
Il tutto è stato oggetto della conferenza internazionale organizzata online dal Global Forum on Trasparency and Exchange of Information for Tax Purposes, durante la quale è stato presentato il rapporto 2020 pubblicato dal Forum. Si ricordi che il Forum Globale sulla trasparenza e lo scambio di informazioni a fini fiscali fu creato dall’Ocse nel 2000 e successivamente ripreso e promosso dal G20 nel 2009, quando affermò “la fine dell’era del segreto bancario”. Oggi esso coinvolge ben 161 giurisdizioni statali, tra membri dell’Ocse e altri partecipanti.
Anche la pandemia del Covid1-19 ha fatto emergere l’urgenza di affrontare la “piaga globale” della corruzione. Al riguardo è partito un nuovo programma di lavori mirato a fronteggiare le situazioni di crisi e di emergenze, chiamato “Global Law Enforcement Response to Corruption in Crisis Situation”. Contemporaneamente l’Ocse interviene a sostegno delle attività dei governi con delle Raccomandazioni per l’Integrità Pubblica, con lo scopo di trasformare eventuali azioni isolate in una strategia globale. È certamente positivo che il Forum abbia realizzato un training specializzato sulla materia per parecchie migliaia di dirigenti pubblici.
In verità, l’Ocse è sempre stata in prima fila in questa battaglia, fin dal 1999, quando diede inizio alla Anti-Bribery Convention, cioè al lavoro congiunto contro le frodi. Un lavoro importante, anche se, bisogna ammetterlo, ancora troppo lento: 615 individui e 203 entità legali sono stati finora scoperti e condannati per frode. Attualmente sono in corso 528 indagini in 28 Paesi.
Uno degli interventi di crescente importanza mira a disciplinare le attività di lobbying e promuoverne la trasparenza e la correttezza. Negli anni recenti le lobby hanno assunto un potere enorme. Operano con grandi mezzi finanziari, e anche con grandi competenze, per conto di interessi privati, spesso in contrapposizione con l’interesse pubblico degli Stati e delle comunità. Già prima della Grande Crisi si stimava che per ogni membro del Congresso americano vi fossero almeno tre agguerriti, e spesso molto preparati, lobbysti che lavoravano per far approvare progetti, programmi e riforme legislative fortemente desiderati dal mondo bancario, assicurativo e in generale dalla finanza. E non solo.
Più recentemente l’Ocse ha opportunamente elaborato delle linee guida per aiutare i governi nella lotta contro la corruzione che, non lo si dimentichi, da tempo sta penetrando le imprese controllate dallo Stato. I danni e i rischi sono enormi quando la corruzione e il crimine cercano di penetrare e controllare persino certe strutture pubbliche. Si metterebbe in discussione il concetto stesso di Stato e di autorità pubblica.
L’Ocse, per fortuna, è diventata particolarmente attiva anche nella lotta contro i crimini di carattere fiscale. Secondo il Global Forum report, 100 giurisdizioni statali nel 2019 si sono scambiate in modo automatico informazioni relative a 84 milioni di conti finanziari che rappresentavano asset per circa 10.000 miliardi di euro. Questo impegno dell’Ocse e del Global Forum, nel periodo 2009 -2020, ha reso possibile la “raccolta aggiuntiva” di oltre 107 miliardi di euro per il fisco, attraverso programmi di emersione volontaria, di indagini sui centri offshore e altre misure. Si noti che, di tale cifra, 29 miliardi sono stati raccolti nei Paesi in via di sviluppo.
L’Ocse ha favorito la creazione dell’Anti Corruption Working Group all’interno del G20 per promuovere la convergenza d’azione tra gli Stati membri e per sostenere l’applicazione di standard di comportamento e d’intervento. È un fatto importante. Lo è ancor di più perché nel 2021 la presidenza italiana del G20 intenderebbe porre come priorità la lotta internazionale contro la corruzione.
L’impegno del Global Forum e dell’Ocse per il 2021è di mantenere alto e puntuale lo scambio di informazioni tra i Paesi partecipanti, nonostante le restrizioni imposte dalla crisi sanitaria globale. Saranno apportati aggiustamenti se la pandemia dovesse creare delle situazioni difficili, perché la cooperazione internazionale nel campo fiscale non subisca rallentamenti. Allo scopo si è decisa la costituzione di una nuova Task Force on Risk per identificare preventivamente l’insorgere di rischi rispetto all’attuazione e al rispetto degli standard relativi agli scambi di informazioni.
Tutti provvedimenti opportuni che vanno nella giusta direzione. Tuttavia non si può dimenticare che la lotta alla corruzione potrà avere successo soltanto se la reputazione delle aziende, degli amministratori delegati, dei manager, dei governati pubblici sarà davvero elevata.
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