di Domenico Maceri
“Beh, credo che la stampa mi faccia apparire molto più scortese di quel che sono”. Donald Trump ha risposto così alla domanda di un giornalista sui suoi atteggiamenti che paiono frequentemente sgarbati. Ha continuato dicendo che ha studiato in una delle migliori università e che è “una persona molto intelligente”.
Il 45esimo presidente si è spesso vantato di essere intelligente. In un tweet del 2013 Trump scrisse che il suo “quoziente di intelligenza è fra i più alti, e tutti lo sanno”. “Vi prego di non dubitare, non è colpa vostra”, continuava il tweet. In realtà l’insicurezza sull’intelligenza sta proprio sull’autore del tweet. Il linguaggio di Trump, spesso poco cortese, a volte volgare, ma sempre semplicissimo e non molto logico, non riflette i suoi studi universitari; potrebbe essere proprio di chi abbia un’istruzione da quinta elementare.
Ne parliamo perché l‘intelligenza di Trump è stata messa in dubbio recentemente dal suo Consigliere per la Sicurezza nazionale, H.R. McMaster. Secondo BuzzFeed, in una cena privata McMaster avrebbe detto che l’intelligenza del suo capo si potrebbe comparare a quella di un “bambino dell’asilo”. BuzzFeed cita cinque fonti secondo le quali McMaster avrebbe etichettato Trump come “idiota” e “scemo”. Un portavoce del Consiglio Nazionale di Sicurezza ha però smentito tutto: quanto riferito da BuzzFeed sarebbe “falso”.
Anche Rex Tillerson, il Segretario di Stato, avrebbe detto che il Presidente è un “cretino”. Tillerson non ha confermato la frase, e ha sorvolato sulla domanda di un giornalista al riguardo, etichettandola non meritevole di risposta. Trump non ha commentato le presunte parole di McMaster. Nel caso di Tillerson però Trump disse che si trattava di fake news: ma che se così non fosse bisognerebbe “comparare i quozienti di intelligenza. E vi posso dire chi vincerà”.
Trump ha spesso dichiarato di avere un quoziente di intelligenza altissimo, basando la sua asserzione col fatto di aver studiato in una università che ammette solo gli studenti più preparati. Trump aveva iniziato i suoi studi universitari alla Fordham University (1964-66) e poi si trasferì alla Wharton School of Economics in Pennsylvania (1966-68). Ambedue sono ottime scuole ma ma sembra che l’ammissione di Trump alla Wharton School of Economics sia stata facilitata dalla ricchezza della famiglia. Gwenda Blair nella sua biografia su Trump del 2001 ci informa che l’ammissione di Trump alla Wharton avvenne per influsso di un funzionario alla scuola che aveva studiato con Fred, il fratello di Trump. Sia come sia, la prestazione di Trump all’università non viene certificata da documentazioni pubbliche. Nessuna menzione di Trump, per esempio, si trova nella Dean’s List, l’albo di onore che include gli studenti più meritevoli, pubblicata dal Daily Pennsylvanian, il giornale degli studenti dell’epoca. Dopo la laurea nel 1968 Trump non dovette valersi del suo titolo accademico per trovare lavoro come tutti gli altri. Si sa che il padre gli diede un milione di dollari che usò per intraprendere la sua carriera negli affari.
Trump non ha dato prova della sua intelligenza accademica perché in tutta probabilità non ne esistono. Certo non è privo di intelligenza, anche se il suo QI non sarà forse così alto come lui sostiene. L’intelligenza di Trump sta nell’istinto per gli affari che gli ha aperto la strada per conquistare la Casa Bianca: cosa che non è riuscita a molti altri dotati di un QI probabilmente più alto. Una parte rilevante della personalità di Trump consiste nella sua grande capacità di creare l’illusione che quel che dice sia vero. Lo fece con la sua crociata sulla presunta mancanza di cittadinanza di Barack Obama. Dopo la sua lunga campagna, Obama decise di mostrare pubblicamente il suo certificato di nascita: Ma questo non riuscì a convincere i fedelissimi di Trump: per loro i fatti importano poco.
Trump ha un talento per vendere prodotti e idee, specialmente sa vendere se stesso. Così si spiega il fatto che abbia sconfitto Hillary Clinton nel 2016. Per lui “vendere” l’idea di avere un alto QI è redditizio, tuttavia, esattamente come con la questione della sua dichiarazione dei redditi, non si conoscerà mai nla verità. Anche se nel caso del reddito forse Robert Mueller, il procuratore speciale sul Russiagate, farà luce alla conclusione della sua inchiesta.
Nel caso delle prove di QI le probabilità di prove finali sono molto più improbabili. Né Tillerson né McMaster hanno sfidato il loro capo a un test ma Steve Chapman, columnist del Chicago Tribune, lo ha fatto. Il giornalista sarebbe disposto a fare la prova del quoziente di intelligenza con Trump e poi si pubblicherebbero i risultati. Mostrando che non è affatto stupido, Trump ha rifiutato la sfida.
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