Vladimir Ivanovich Yakunin, Presidente delle Ferrovie russe, ha svolto un discorso l’11 marzo 2014 (v. l’articolo di Lettieri e Raimondi “Presentato a Mosca il più grande progetto di sviluppo del continente euro-asiatico”) in cui ha reso in modo grafico e preciso il progetto per l’aumento delle infrastrutture che collegano l’Europa al proprio interno e alla massa continentale asiatica. Si tratta di una linea politica di rilevanza strategica. A differenza di quando sorse la geopolitica nell’800, oggi la prospettiva di sviluppo delle interconnessioni via terra tra Europa e Asia non si presenta come alternativa competitiva verso i trasporti marittimi, dominati dalle grandi potenze atlantiche, bensì come complemento sostanziale del nuovo mondo globalizzato, in cui la Cina diviene un pilastro il cui peso tende ad approssimarsi a quello degli USA. E in cui la Russia tende ad acquisire una posizione di preminenza non tanto in virtù del proprio peso militare ed ideologico, com’era al tempo dell’URSS, quanto in virtù di un affinarsi degli scambi economici e culturali con l’Europa occidentale nella prospettiva dello sviluppo della Siberia, che potrebbe essere per l’Europa il nuovo “Far East”, pronto per riprendere ai nostri giorni quella che fu l’epopea del Far West per gli Stati Uniti.
In questi mesi tutto questo appare lontano e difficile: la crisi in Ucraina è qualcosa più di una spada di Damocle che pende sopra questi possibili sviluppi. È più probabilmente anche espressione di una politica deliberata, volta proprio all’obiettivo di ostacolare la linea di sviluppo eurasiatico. Facendo tesoro delle ingiustizie e dei problemi interni di un Paese, quale l’Ucraina, per raggiungere lo scopo di favorire la politica di finanziarizzazione dell’economia, che ha caratterizzato il mondo occidentale in questi ultimi decenni e che è alla base dell’attuale depressione economica.
Di contro, la linea politica all’interno della quale si muove Yakunin, ha la potenzialità di contrastare tale nefasta “finanziarizzazione”. Saprà l’Europa comprendere i vantaggi a lungo termine di tale prospettiva? Nei momenti di crisi può accadere che emergano leader politici capaci di aprire nuove visioni che sovvertono le tendenze radicate che, privilegiando gli interessi del breve periodo, causano disastri sul lungo periodo. Leader dello spessore di un F.D. Roosevelt, di un De Gaulle, di un mahatma Gandhi.
I malumori sempre più evidenti in Europa occidentale, che portano a proposte di vacua quanto pericolosa retorica, quali quella espressa in Francia da Le Pen, dovrebbero consigliare chi ha a cuore i destini di questo continente, a scegliere oggi un strada forse più difficile di quella usualmente praticata da chi pensa solo alle prossime elezioni e non ai prossimi decenni. Ma una strada capace di aprire una nuova epoca di prosperità e di pace.
Se l’Europa fosse capace di far propria la prospettiva espressa da Yakunin, troverebbe che l’elettorato del continente è pronto per comprendere la portata dell’iniziativa e i vantaggi che questa comporta sul lungo periodo. Non solo, anche negli Stati Uniti potrebbero tornare ad avere importanza le tendenze politiche che si sono identificate con l’economia Keynesiana e non con quella Friedmaninana.
Mai come oggi è chiaro che è la politica economica a governare il mondo. E che, cadute le ideologie, resta da capire come governare un “mercato” globale che di per sé altrimenti non sa proporre altro che vacche grasse per alcuni e vacche magre per i più.
Di seguito il testo del discorso di Yakunin e le slide da lui impiegate.
Yakunin power point March 11 2014
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