Vera e perfetta letizia. È giovane Francesco, ma sa che non dalle cose di questo mondo giungerà la gioia. Si spoglia dei suoi averi: lascia le scarpe sportive, la tuta da ginnastica e i jeans, si veste di un saio e si allontana sulla strada asfaltata dove passano le auto, per giungere al prato, al bosco, al ruscello. Sorride alla luce del giorno, allarga le braccia. Con lui, anch’essi coperti da sfilacciate casacche di sacco ci sono Bernardo, Leone e gli altri suoi primi fratelli.
L’avventura che portò il santo di Assisi a riscoprire l’essenza del messaggio evangelico nella semplicità della vita e a contatto con la natura, nel perdono, nella fiducia, nell’amore senza “se” e senza “ma” verso tutti gli esseri umani, è ripresa oggi. Alcuni giovani dell’Azione Cattolica Ragazzi e dell’Oratorio di Almenno San Bartolomeo (Bergamo) si sono identificati nella figura di Francesco e dei suoi primi amici, ne hanno ripercorso le tracce, riletto e proclamate le parole.
Signore, fa di me uno strumento della tua pace… Pur nella malattia, nella sofferenza e nella solitudine, se c’è Gesù c’è la verità e la gioia… Fa’ che io non cerchi tanto di essere consolato
quanto di consolare…
Camminano a piedi scalzi nell’erba, e nei sentieri tra le pietre ricordano e rivivono i passi del santo: pregare senza stancarsi. La preghiera è la medicina dello spirito.
Il film “Vera e perfetta letizia”, ideato e diretto da Giovanni Mazzoleni, si apre con scene in cui l’ambiente bucolico e quello urbano si fondono: siamo ai nostri giorni ma i ragazzi vogliono rivivere quel modo di essere medievale, privo delle comodità alle quali siamo abituati. Le prime inquadrature hanno un che di ingenuo e di sognante. Francesco e gli altri suoi amici – ragazzini, minorenni o poco più – sono inquadrati nei campi, camminano sull’erba come a indicare un ritorno a una vita più autentica, fuori dal mondo angosciante.
Ma non è così: poste le premesse, rievocati i primi passi di Francesco, la scena cambia. E si susseguono momenti di vita di tutti i giorni. L’incomprensione tra genitori e figli: i primi con le preoccupazioni del lavoro, i secondi con l’ansia di essere sé stessi e di crescere in autonomia da cui nascono incomprensioni e attriti. Ma ecco, compare Francesco col suo saio e la sua capacità di comprendere e di soccorrere, e la famiglia che appariva dilacerata si ricompone, il figlio torna dai genitori e rinasce l’armonia
E in un’altra famiglia la vecchia nonna è divenuta un peso per la signora che a sua volta è mamma e lavora e non ha tempo: vorrebbe collocare l’anziana in una residenza per la terza età e questa non desidera esser un peso per la sua famiglia, per cui accetta di andarsene. Ma no: si riscopre la bellezza del rapporto umano, la preziosità della senilità per i giovani, i bambini, per tutti. La nonna resterà nel calore degli affetti familiari.
Allo stesso modo si superano le invidie che nascono nella competizione del lavoro in fabbrica e gli attriti tra ragazzi causati dalla competitività che si traduce nel bullismo.
Le diverse problematiche così consuete nel vivere quotidiano sono presentate in una serie di efficaci esempi, e tutte si risolvono con la buona volontà. Perché “nessuno può dimenticare di esser stato amato”, e quindi allora di saper e poter amare, e perdonare e superare i contrasti nel nome della fratellanza che ci lega tutti.
Le prime scene che richiamano il Francesco storico indicano la via alla quale guardare per risolvere i gravami che ci opprimono oggi: sempre c’è bisogno di amore, di perdono, di comprensione, di preghiera.
Non sono attori i ragazzi e le altre persone che compaiono nel film: alcuni non hanno imparato la parte a memoria e neppure si sforzano tanto di recitare. Nella scena della famiglia leggono dallo schermo del computer lasciato sul tavolo in cucina, o appoggiato a terra, così che le parole siano quelle giuste. Le espressioni dei volti a volte tradiscono l’improvvisazione. Si potrebbe dire: già, la tipica opera da oratorio…
Ma non è così: gli attori sono persone che hanno lasciato per qualche ora, o per qualche giorno le loro occupazioni quotidiane: sono studenti e lavoratori. Nel loro porgere e agire a volte un poco impacciato si trova proprio l’autenticità francescana dei primi tempi. Non stanno fingendo: stanno mostrando a noi – al pubblico – che anche loro si sentono un po’ come Francesco e che Francesco, con tutta la carica dalla sua umanità, semplicità, ingenuità e onestà è ancora presente in una società che non vive nell’ambizione di ottenere il successo della fama e della ricchezza. Ma che desidera veramente coltivare il calore del focolare domestico in cui genitori e figli, padroni e impiegati, amici e amiche vivono in armonia, rispettandosi e collaborando.
Gli attori-non attori sono la verità di una comunità che aspira a vivere radicalmente il vangelo nel lavoro in fabbrica, nei giochi in oratorio, nella quiete dei lavori domestici. E nella preghiera all’ombra di santi quali Giovanni XIII, nel paese di Sotto il Monte che sta a pochi chilometri da Almenno.
Così, un film composto da alcuni ragazzi di un oratorio dimostra che Francesco non è relegato lontano nella storia, né nella chiusura dei monasteri. È tra di noi, ed è come chiunque di noi, con tutte le sue incertezze e imperfezioni. E non ci vogliono tante parole, e neppure tante immagini per ricordarlo.
Il film “Vera e perfetta letizia”, realizzato dall’Azione Cattolica Ragazzi e dall’Oratorio di Almenno San Bartolomeo per la regia di Giovanni Mazzoleni, non è disponibile sui social ma può essere richiesto alla Parrocchia di San Bartolomeo, Almenno San Bartolomeo BG
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