Galliano Maria Speri
Il 23 maggio 2019 è stato presentato il “Rapporto Censis-Bayer sui nuovi comportamenti sessuali degli italiani”, a distanza di vent’anni dall’ultimo studio pubblicato. In questo lasso di tempo ci sono state trasformazioni profonde che hanno visto l’istituzionalizzazione della trasgressione, lo sdoganamento sociale della pornografia e la conferma della definitiva separazione non solo tra sesso e riproduzione ma tra sessualità e affettività, visto che la finalità principale perseguita nelle relazioni è soprattutto il piacere. In controtendenza, ci sono però più persone che non hanno una vita sessuale, mentre diminuisce il ricorso agli anticoncezionali, il che aumenta notevolmente il rischio per le donne.
Senza dare giudizi moralistici, il rapporto, che prende in considerazione il comportamento sessuale degli italiani dai 18 ai 40 anni, fotografa oggettivamente la situazione attuale, di cui è necessario prendere atto, poiché la sessualità rappresenta una componente importantissima della vita sociale dell’individuo e, quindi, ha una rilevanza politica di cui bisogna tener conto se ci si vuole confrontare con il Paese reale. Il rapporto evidenzia che sono ormai caduti antichi pudori, timori e reticenze. Il sesso si pratica e se ne parla senza nessuna remora e una serie di comportamenti che tempo fa sarebbero stati considerati riprovevoli sono ormai accettati socialmente e quindi la frontiera della trasgressione si è spostata molto più in avanti.
Cosa è cambiato in vent’anni
Il comportamento sessuale si è modificato da un punto di vista quantitativo ma anche qualitativo e si è andata assottigliando la differenza tra l’atteggiamento dei maschi e delle femmine. L’attività sessuale si è poi trasformata e differenziata, tanto che il rapporto tradizionale è diventato una delle tante possibilità ed è stato affiancato o sostituito da una serie di pratiche alternative. Secondo l’indagine Censis “i dati raccontano di una vita sessuale decomplessata fatta da un ventaglio molto ampio di pratiche e situazioni, tanto che anche tra coloro che hanno esperienza di rapporti sessuali completi e una vita sessuale attiva, che vivono stabilmente in coppia, con o senza figli, la sessualità si esprime non solo e non tanto attraverso il tradizionale amplesso, ma con una combinazione del tutto soggettiva, interna ed esterna al vissuto e alle dinamiche di coppia, di pratiche diverse dal rapporto completo, di cui sono sostituti e/o complementi”.
Il sesso si è ormai sganciato dal comportamento tradizionale e pone come propria finalità soprattutto il piacere (19,8%), seguito dall’amore (16,5%), dalla passione (16,2%) e dalla complicità (13,9%). Questo atteggiamento si è poi trasferito anche all’interno delle coppie stabili che, per superare il sempre presente pericolo della noia, si aprono a sperimentazioni sempre più spericolate e che fino a qualche anno fa sarebbero state considerate socialmente inaccettabili. “Tutto viene rigiocato –continua la ricerca– dai maschi come dalle femmine, in chiave di piacere soggettivo. E persino un universo controverso e tradizionalmente di fruizione maschile come la pornografia trova ora una collocazione significativa e stabile nella sessualità delle donne giovani e in quella delle coppie stabili”. La rete, con la sua enorme possibilità di offerte, ha avuto un ruolo fondamentale nella diffusione e nello sdoganamento della pornografia che viene anche affiancata da pratiche trasgressive come i rapporti a tre, il sadomaso e il sesso a pagamento. Il 24,6% ne ha praticato almeno una (contro il 5,5% di vent’anni fa), mentre il 40,5% dichiara che lo farebbe (rispetto al 7,3% del 1999).
Le pratiche sessuali oggi più diffuse tra gli italiani di 18-40 anni. Pratica regolarmente o di tanto in tanto: (val. %)
Fonte: indagine Censis, 2019
I dati dimostrano il tramonto definitivo della concezione romantica dell’amore e del sesso. Vent’anni fa, le donne che separavano il sesso dall’amore (tipico atteggiamento del maschio cacciatore) erano il 37,5%, mentre oggi sono passate al 77,4%. Per gli uomini, il dato è salito dal 61,9% all’81,8%, una percentuale molto simile a quella delle donne. Questa profonda mutazione ha comportato anche un aumento delle relazioni e del sesso usa e getta, vista anche la facilità con cui è possibile conoscere e incontrare nuovi partner potenziali tramite la rete. Vent’anni fa, una donna su due entro i quarant’anni, aveva avuto un solo partner, mentre oggi questo dato è sceso al 39,6% (per gli uomini è sceso dal 24,7% al 22%). I risultati indicano che si ha una maggiore frequenza dei rapporti sessuali rispetto a vent’anni fa (l’8,4% lo fa tutti i giorni) e il 48,6% degli intervistati ritiene di fare sesso nella giusta misura, mentre il 48% ne vorrebbe fare di più e solo il 3,4% di meno.
Il rapporto evidenzia anche che gli italiani sono più soddisfatti della propria vita sessuale di quanto lo siano della propria vita in generale. II 79,6% di coloro che hanno avuto rapporti completi è contento della sua vita sessuale, soddisfazione trasversale all’età e al genere. Il 25,4% si dichiara molto soddisfatto, mentre quando si considera la soddisfazione verso la vita il generale, il dato scende al 16,3%. Il sesso viene quindi utilizzato come una specie di valvola di sfogo da un mondo che non ci piace. Aumenta la corruzione, è sempre più difficile trovare e mantenere un lavoro, ma almeno quando siamo chiusi in camera da letto riusciamo a consolarci delle frustrazioni che ci aspettano fuori.
I pericoli in agguato
L’immagine di questo bengodi sessuale è però contraddetta da due elementi su cui è necessario riflettere. Il primo è il fatto che ci sono 1,6 milioni di persone che non hanno mai avuto rapporti sessuali nella propria vita, mentre un milione di 18-40enni ha avuto soltanto rapporti sessuali non completi. Nel bel mezzo della trasgressione codificata, mentre l’Italia gode su scala industriale, la percentuale di maschi che non fanno sesso è passata dal 3% del totale all’11,6% (il dato per le femmine sale dal 7,9% all’8,7%). Un dato molto rilevante che indica un profondo malessere sociale di chi è tagliato fuori dalla tendenza generale. A questo dobbiamo aggiungere che nella fascia d’età studiata ci sono 220.000 “coppie bianche”, persone che stanno insieme ma senza avere rapporti sessuali.
Un secondo elemento su cui riflettere è che diminuisce il ricorso alla contraccezione, visto che il 63% degli italiani dichiara di aver avuto rapporti non protetti. Il 33,9% degli uomini e il 23,3% delle donne percepiscono la contraccezione come una limitazione al libero esercizio della propria sessualità, anche se sono ben informati sui vari tipi di anticoncezionali presenti sul mercato. La spiegazione più probabile è che avendo posto il piacere in cima alla scala, tutte le altre considerazioni passano in secondo piano. Il rischio vero non sono le gravidanze indesiderate, d’altronde lo specchietto sulle pratiche sessuali più diffuse dimostra che l’amplesso tradizionale si è fortemente ridotto, ma la trasmissione di malattie sessuali che mettono in pericolo soprattutto la salute delle donne.
Se in Italia ci fossero delle elites (ma è lecito dubitarne, visto che sono ormai decenni che nessuno osa prendere una vera decisione strategica) dovrebbero riflettere profondamente sul rapporto Censis-Bayer alla luce dei più recenti dati Istat sul calo della popolazione e sulla diminuzione della natalità nazionale. Nel 2018 le nascite sono state 449.000, novemila in meno rispetto all’anno precedente, quando già si era toccato il minimo. Se si fa un confronto con i dati di dieci anni fa, si contano 128.000 nati in meno, mentre il numero di figli per donna è rimasto fermo a un misero 1,32. Nessuno intende certo riproporre l’imposizione di una pruderie ipocrita e superata ma non sarebbe forse il caso di aprire un dibattito vero su una grande questione strategica per il futuro dell’Italia?
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