A fine luglio 2016 nella centralissima Piazza Cordusio a Milano, è apparsa una scultura in mattoncini Lego, opera dell’artista Riccardo Zangelmi. Due mani che reggono un albero. Le mani sono composte da mattoncini, l’albero è vero.
Un sistema originale per far conoscere Lego Build the Change, manifestazione che si svolge a Lecco, presso la locale sede del Politecnico di Milano. Il cui scopo è promuovere una visione del costruire sostenibile, a partire dalle costruzioni che tanti, quasi tutti, imparano a erigere da bambini con i noti elementi componibili in plastica.
Accade per diversi prodotti industriali che si diffondano al punto da divienire per antonomasia indicazione di uno specifico elemento, o prodotto, o strumento. Il caso più noto è forse l’Aspirina della multinazionale chimica tedesca Bayern: le preparazione commerciale dell’acido acetilsalicidico, probabilmente il medicamento più diffuso di questa nostra era. In realtà neppure tanto nuovo: infatti l’uso dei derivati del salice per scopi curativi affonda nella notte dei tempi.
E anche l’uso dei mattoni per costruire edifici risale ai primordi dell’abitare. Lego ne ha fatto un gioco, tanto diffuso che quel nome, e quel sistema di costurizione, sul piano della cultura diffusa ha di fatto cessato di appartenere a un marchio commerciale per assurgere anch’esso all’empireo dell’antonomasia.
Che si possa ora contribuire a migliorare la capacità di comprendere e immaginare l’arte del costurire, a patire sin dai giochi dei bambini, è una buona notizia.
Lo è tanto più in un periodo come quello attuale, in cui giochi di altro genere, improntati alla violenza e all’uso delle armi, divengono volte terreno di coltura di un rifiuto del vivere civile e di esacerbamento delle devianze.
La civiltà ha bisogno di costruttori, non di distruttori. Incominciando con I mattoncini, soprattutto quando questi sanno andar assieme con le piante, compiendo quell’armonizzazione tra mondo naturale e mondo costruito che diviene sempre più necessaria col diffondersi dell’urbanesimo nel mondo.
Le città del futuro vedranno sempre più sommarsi e collaborare la natura e la costruzione, a partire dai tetti e dalle facciate verdi. Come le due mani che per qualche giorno hanno retto un albero, in piazza Cordusio a Milano.
Pubblicazione gratuita di libera circolazione. Gli Autori non sono soggetti a compensi per le loro opere. Se per errore qualche testo o immagine fosse pubblicato in via inappropriata chiediamo agli Autori di segnalarci il fatto e provvederemo alla sua cancellazione dal sito