Il riuso degli edifici ferroviari: da stazioni ferroviarie abbandonate e impresenziate a risorse culturali. Da linee ferroviarie dismesse a Greenways ( le vie verdi).

La città organismo dinamico, è un insieme di elementi quali infrastrutture, operatività e persone che interagiscono tra di loro formando un sistema interconnesso. Attraverso lo studio e un’attenta analisi delle risorse presenti sul territorio e nel centro urbano, da recuperare e riutilizzare nel miglior modo, è possibile individuare le esigenze della popolazione e le soluzioni adatte alla creazione di attività che possano incrementare, sia il turismo locale e nello stesso tempo possano servire a migliorare le condizioni sociali di essa. Lo studio, ha come obiettivo principale il recupero delle stazioni ferroviarie abbandonate, vandalizzate, attraverso un intervento a scala edilizia e urbana, affinché i manufatti, possano diventare un’importante risorsa sul territorio. Il tema affronta una problematica non nuova e ampiamente discussa: la questione dell’inserimento nella città e nell’ambiente circostante di un corpo a essi apparentemente estraneo. Il territorio nazionale ospita ben 1700 stazioni abbandonate o mal gestite e impresenziate dove a causa dell’evoluzione tecnologica, esse non hanno più bisogno di presenza fisica del personale ferroviario, poiché sono gestite a distanza mediante dispositivi informatici. Gli edifici possono essere richiesti in comodato d’uso gratuito dalla durata dai cinque ai nove anni, oppure possono essere date in locazione ad associazioni e comuni tramite contratti alla rete ferroviaria italiana. Queste strutture una volta recuperate, tornano ad animarsi con attività sociali che abbiano ricadute positive sul territorio tra cui: esposizioni artistiche, ludoteche, protezione civile, assistenza ai disagiati. Per favorire lo sviluppo dell’imprenditorialità giovanile, possono essere concesse le strutture anche per attività volte al recupero della tradizione come artigianato locale, oppure per apertura di attività commerciali come ristoranti, gelaterie, ecc. Accanto agli edifici, vi sono anche 3000 km di linee ferroviarie italiane dismesse, di cui 325 km già destinati alle Greenways (vie verdi) un termine che racchiude due concetti: green (verde) fa riferimento a tutto il contesto naturalistico e way (via) si riferisce alle vie di comunicazione in genere. L’idea originaria nasce dall’architetto paesaggista dell’ottocento Frederick Law Olmsted, egli progettò un sistema del verde per Boston “ Emerald Neacklace Park” un insieme di parchi collegati da parkways. Da questo nasce il movimento moderno delle greenways negli Stati Uniti nella seconda metà del XX secolo. Con questo termine sono indicati, in tutta Europa percorsi dedicati a una circolazione dolce e non motorizzata che abbia la capacità di unire la popolazione, con le varie risorse naturali e paesaggistiche presenti sia nelle città sia nelle zone agricole. In Italia è un progetto promosso da FS, infatti, il gruppo vuole definire un Piano Nazionale di Greenways, cioè la riconversione delle linee in disuso in percorsi ciclabili e naturalistici, un bellissimo modo alternativo per promuovere turismo diverso, a bassissimo impatto ambientale, non solo marittimo estivo, inoltre un modo efficiente per creare occupazione.

Sarebbe molto utile studiare un Piano per la Mobilità Ciclistica (PMC) nelle città, cioè un sistema di mobilità complementare a quello tradizionale che permetta un movimento sicuro per le funzioni ricreative e la mobilità giornaliera della popolazione.

Ne segue che la città che preesiste, può riguardarsi come simbolo della rimembranza in cui l’atto progettuale (che è in sé atto di trasformazione) individua la possibilità di far riemergere la memoria del passato nel futuro.

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