Con l’annuncio che sarebbe restato alla guida della Spagna, molti hanno tirato un sospiro di sollievo. Il 29 aprile 2024 Pedro Sanchez ha messo fine ai giorni di “riflessione” che si era presi dicendo di voler considerare se ritirarsi dalla premiership, dopo che il 24 aprile era comparsa la notizia che un tribunale di Madrid avrebbe aperto un’inchiesta sulle accuse formulate in un comunicato di “Manos Limpias” avverso sua moglie, Begoña Gómez, indicata come responsabile di corruzione e di traffico di influenze illecite (un delitto introdotto nel 2012 e disciplinato dall’art. 346 bis del codice penale spagnolo). A seguito di tale annuncio s’è subito sollevata una ridda di appelli nell’ampio schieramento politico e massmediale che afferisce al Psoe (Partito socialista operaio spagnolo): “resta, resta, resta”, col codazzo di lodi sperticate per la figura di Sanchez. L’indagine su Begoña Gómez è stata presto chiusa poiché fondata solo su informazioni di scarsa rilevanza. “Manos Limpias” è un gruppo formato da giuristi provenienti da ambienti vicini a Blas Piñar (1918-2014) che fu deputato nel Parlamento spagnolo sin dagli anni ‘50: già direttore dell’Istituto di Cultura fu molto vicino a Francisco Franco e dopo la morte di questo cercò di rilanciare un movimento politico che ne raccogliesse l’eredità, avendo rifiutato la Costituzione con cui la Spagna nel 1978 scelse di passare a un regime democratico. Il tipo di ambiente da cui proveniva il comunicato che ha dato adito all’apertura dell’indagine sulla moglie di Sanchez ha consentito a quest’ultimo di presentarsi come vittima di una persecuzione dell’estrema destra, nonché come baluardo dei valori democratici e, infine, di aprire una discussione su come evitare che simili “bulos” (bufale, fandonie) continuino a inquinare il dibattito pubblico.
In realtà la questione non è chiusa: le accuse contro la “first lady” spagnola sono oggetto di un’altra denuncia presentata dall’organizzazione Hazte Oír. Miguel Tomás, il portavoce di questa organizzazione usualmente considerata “ultracattolica”, ha posto in evidenza che Hazte Oír aveva annunciato che avrebbe presentato accuse contro Begoña Gómez non solo alla Procura Generale dello Stato, ma anche alla Procura Europea e all’Ufficio Europeo per la lotta antifrode (Olaf) già settimane addietro (ovvero prima che fosse resa pubblica la mossa di “Manos Limpias”) .
Per cercare di dare un quadro entro cui collocare la vicenda citata, evidenziamo alcuni punti:
1. non è semplice capire quanto sta accadendo in Spagna per chi vive in Italia, per il semplice fatto che non v’è un semplice parallelismo tra i rispettivi sistemi politici;
2. il caso Begoña Gómez presenta alcune similitudini col caso di Iñaki Urdangarin, già genero dell’ex re spagnolo che è da poco uscito dal carcere dopo aver scontato una pena di oltre cinque anni, e se questo non è riuscito a eludere i rigori della legge, non è detto che quella ci riesca;
3. molti ritengono che ora Sanchez cercherà di stringere il proprio controllo sui mass media spagnoli e il rischio è che si riducano gli spazi della democrazia, un rischio tanto più pericoloso perché portato avanti da una figura che è considerata “progressista”;
4. il caso non è chiuso con il coup de theatre esibito con l’usuale, smaccata abilità demagogica dal premier spagnolo, tutt’altro.
1. Differenze e autonomie
La prima grande differenza e fonte di incomprensione della realtà spagnola dal punto di vista italiano è il tema delle autonomie e del separatismo che vi cova. In Italia vi sono stati problemi col Sud Tirolo-Alto Adige nel secondo dopoguerra, quando sono sorti movimenti separatisti terroristi. Grazie alla saggia prudenza di Alcide De Gasperi, che ben conosceva la zona e i suoi tormenti, la questione è stata presto pacificata. Oggi nessuno dubita che un sudtirolese quale Jannik Sinner sia da considerarsi un campione sportivo italiano, malgrado la scelta fiscale monegasca. Altri fermenti indipendentisti-separatisti nella zona di Trieste e in Sicilia sono da tempo dimenticati.
In cambio in Spagna l’indipendentismo è in continua e crescente effervescenza, in particolare in Catalogna e nei Paesi baschi e grazie all’espediente di presentarsi come vittima del centralismo franchista non cessa di raccogliere simpatie. Che il franchismo sia cessato mezzo secolo fa passa in secondo piano, così come si tralascia che la Costituzione spagnola, proprio per chiudere quel capitolo centralista sia stata fondata sul sistema delle autonomie: sistema che tra l’altro comporta cospicui premi elettorali per i partiti localisti.
Eppure i molteplici partiti indipendentisti hanno a lungo condotto una strategia fondata nei casi più estremi sulla violenza (v. il caso dei baschi dell’Eta che hanno continuato a compiere attentati e assassinii sino ai primi anni Duemila) e nei casi migliori sull’arroganza finalizzata a ottenere vantaggi economici e fiscali.
Nel caso catalano, Josep Borrell, catalano e illustre esponente del Psoe, oggi alto rappresentate dell’Unione europea per gli affari esteri e la sicurezza, ha pubblicato un volume (“Las cuentas y los cuentos de la independencia”) in cui dimostra, cifre alla mano, come anche sul piano meramente economico sarebbe un nonsenso per la Catalogna ottenere l’indipendenza.
Differenze e partiti
La seconda grande differenza è che in Italia prevale la ricerca del “centro”: governata per quasi cinquant’anni dalla DC, dopo il tramonto di questa tutti coloro che si sono alternati al governo si sono presentati come di centrodestra o centrosinistra, sino al governo Meloni nato come destrascentro.
In Spagna tutti i partiti centristi hanno avuto vita breve: prevalgono gli estremi.
Adolfo Suarez, che fu segretario generale del Movimento (ex Falange), il partito unico franchista, dopo la morte di questo ha guidato la transizione pacifica alla democrazia fondando un suo partito, Unione di Centro Democratico (UCD). È durato per il primo periodo della transizione, in tempo per garantire la ratifica della nuova Costituzione. Nel 1981, complice il tentato colpo di stato militare del 23 febbraio, il suo governo è caduto e il suo partito, già sfibrato entrò in una china discendente. Fu seguito dal Centro Democratico Sociale (CDS) che ebbe peraltro vita breve e scomparve nei primi anni Novanta.
Nel 2007 la basca Rosa Díez, parlamentare europea socialista, uscì dal Psoe in evidente polemica col governo socialista di allora, guidato da Rodriguez Zapatero, e fondò il partito UPyD (Unione Progresso e Democrazia). La critica di UPyD a Zapatero riguardava la politica accondiscendente di quest’ultimo verso i movimenti indipendentisti, e il suo rivangare la storia recente attraverso la “Legge di memoria storica”, approvata dal governo nello stesso anno: una legge volta a “riconoscere” le vittime della Guerra civile del 1936-39 che si è tradotta nella ricerca dei siti dove tali vittime erano state sepolte. Ma soprattutto quella legge ha affermato il diritto del governo a definire che cosa sia giusto e che cosa sia sbagliato nel guardare alla storia: un comportamento estraneo ai regimi democratici quanto consueto nelle dittature. Rodriguez Zapatero in questo modo ruppe l’equilibrio che si era creato nella transizione, tra le forze politiche che, da un lato, erano passate dal franchismo alla democrazia dando vita a quello che oggi è divenuto il Partito popolare (PP) e, dall’altro, le forze politiche che il franchismo aveva escluso e che grazie all’opera di Adolfo Suarez sono rientrate nel gioco politico, ovvero il Psoe e il Partito comunista spagnolo (Pce). Zapatero volle cercare la rivincita: riportare coloro che avevano perso la guerra civile nelle condizioni di vincitori. E per questo lanciò il sistema volto a stabilire d’autorità la verità storica: qualcosa che è estraneo ai sistemi della democrazia liberale occidentale.
Da socialista, Rosa Díez si ribellò a tutto questo col suo UPyD e ottenne un cospicuo riconoscimento elettorale presentandosi come partito centrista. Nelle elezioni al Parlamento spagnolo del 2011 arrivò a raccogliere quasi il 5 percento dei voti. Alle europee del 2014 UPyD ottenne il 6,5 percento dei voti e giunse all’apice della sua traiettoria. Poi scomparve.
Perché nel frattempo in Catalogna era cresciuto Ciudadanos (Cs), partito fondato nel 2005 da un gruppo di intellettuali, anch’esso di orientamento liberale e centrista non lontani dal Psoe, che si opponeva ai fermenti indipendentisti che andavano crescendo in quella comunità autonoma. Gli esponenti di Ciudadanos prendevano la parola nel parlamento catalano esprimendosi in spagnolo e non in catalano. Contrastavano il cosiddetto “processo indipendentista” (“el próces”, inteso a fare crescere attraverso la propaganda una cultura catalana opposta a quella spagnola), avversavano la progressiva emarginazione dell’uso della lingua spagnola nelle scuole.
Cs crebbe in modo costante sino a che nelle elezioni autonomiche del dicembre 2017 non ottenne il suo miglior risultato nel Parlamento autonomico, e col 25,26 percento dei voti divenne il primo partito in Catalogna. Tale risultato ne premiava la posizione moderata e la politica bensì radicata in Catalogna, ma favorevole all’unità spagnola, mentre penalizzati erano i partiti che nell’ottobre di quell’anno avevano promosso il referendum per l’indipendenza, secondo modalità anticostituzionali.
Ma Cs volle anche presentarsi a livello nazionale. Sull’onda del successo in Catalogna e della crescente rilevanza in tutto il Paese assorbì i voti che in precedenza erano andati a UPyD e nel 2019 alle elezioni generali spagnole ottenne quasi il 16 percento dei voti e 57 deputati al Parlamento di Madrid. Alle europee ottenne il 12 percento. Cs avrebbe potuto allearsi con Pedro Sanchez, che quell’anno assunse la presidenza del governo spagnolo dopo aver fatto cadere con l’appoggio di Podemos il governo del PP guidato da Mariano Rajoy: avrebbe potuto interagire in senso moderatore in un governo col Psoe. Ma preferì guardare al PP.
Questo spinse Sanchez, per formare il suo nuovo governo, a allearsi con i partiti indipendentisti e pertanto a proseguire la politica impostata da Rodriguez Zapatero.
In questo modo il Psoe fu trascinato verso un atteggiamento sempre più estremo. Mentre Cs, ridotto a reggere bordone al PP, nella tornata elettorale del 2019 ottenne meno del 7 percento dei voti e la sua rappresentanza al Parlamento spagnolo si ridusse a 10 deputati. Nelle elezioni del 2021 fu drasticamente ridotto anche nel parlamento Catalano. La sua definitiva scomparsa si consumerà nella tornata elettorale delle europee 2024, nella quale sarà totalmente assorbito dal PP.
Questo permetterà al PP di ottenere una forza maggiore e forse gli consentirà di risentire meno della pressione esercitata alla sua destra dal partito Vox, anch’esso cresciuto sull’onda della rivolta contro l’estremizzazione nella quale si è inoltrato il Psoe di Sanchez proseguendo sulla strada aperta da Zapatero.
Esemplare di tale estremizzazione, oltre alla crescente dipendenza del Psoe dai partiti indipendentisti, è che la legge di Memoria storica è stata dal governo Sanchez riformata nel 2022 in “Legge di Memoria Democratica”. Tale nuova legge di revisione storica ha istituito anche la “Procura nazionale per i diritti umani e la memoria democratica” (Fiscalía de derechos humanos y memoria democrática). Qualcosa che suona non molto dissimile dell’orwelliano “Ministero della Verità”. Non a caso George Orwell scrisse il suo 1984 dopo essere stato inviato dell’Observer, durante la Guerra Civile spagnola, nella Catalogna repubblicana, non nei territori controllati dalle truppe franchiste.
2. Lo scandalo Begoña Gómez
In tale quadro di crescente estremizzazione si pone lo scandalo che nell’aprile 2024 colpisce la moglie di Pedro Sanchez. Begoña Gómez è accusata di approfittarsi della sua posizione di “first lady” per far “traffico di influenze”. Il quotidiano online El Confidencial (il più letto tra i quotidiani spagnoli diffusi solo online, considerato liberale-moderato) ha pubblicato una serie di notizie che ne rilevano i comportamenti ritenuti condannabli (v. https://www.elconfidencial.com/espana/2024-04-27/begona-gomez-sanchez-gobierno-air-europa-barrabes_3873505/ ). Riassumiamo qui di seguito quanto riportato da El Confidencial.
Il governo Sanchez ha dato nel 2020 al gruppo Globalia (gruppo che include imprese turistiche, hotel, servizi aeroportuali, gestione eventi, ecc.) della famiglia Hidalgo, 615 milioni di euro (ma altrove si legge che si trattasse di 475 milioni) per il salvataggio della periclitante compagnia aerea Air Europa, che fa parte del gruppo. Prima che avvenisse tale salvataggio, IE Africa Center, una fondazione che a quel tempo dirigeva Begoña Gómez (oggi se si guarda nel sito web di IE Africa Center il nome di Gómez non compare, ma vi sono fotografie in cui ella compare insieme con altre personalità del gruppo), aveva firmato un accordo di collaborazione con gli Hidalgo. Secondo El Confidencial l’accordo implicava che Air Europa desse 40 mila euro all’anno a IE Africa Center, di cui 15 mila erano riservati a biglietti aerei di prima classe per la moglie di Sanchez e per i suoi collaboratori.
Stante la relazione della moglie con il gruppo Globalia, Sanchez non avrebbe dovuto aver parte nella decisione con la quale il suo governo stanziò i fondi per quel gruppo (ovvero per Air Europa): “La Legge 2/2015 che riguarda i conflitti di interesse stabilisce che i membri del Governo devono astenersi dalle decisioni che possono portare benefici ai loro congiunti e prevede sanzioni che arrivano sino alla esclusione dall’incarico ricoperto” scrive El Confidencial.
Un altro elemento sollevato da El Confidencial è che la moglie di Sanchez nel luglio del 2020 avrebbe firmato una lettera per far sì che una “Unione temporanea di imprese costituita da due imprese ottenesse un contratto di 7 milioni di euro dal governo”. E uno dei principali azionisti di tale Unione temporanea era Carlos Barrabés, la persona che avrebbe mediato il rapporto tra Gómez e Air Europa nel 2019 e che nel 2020 partecipò alla definizione del Master che nell’Università Complutense dirige la stessa Gómez. Con una seconda lettera, la moglie di Sanchez avrebbe consentito a Barrabés di ottenere altri 4,4 milioni di contributi pubblici. El Confidencial riferisce quanto sopra come fatti, con verbi all’indicativo, non al condizionale, rilevando che Begoña Gómez pur a conoscenza degli articoli pubblicati non li ha smentiti.
Su tali tematiche anche il partito Vox ha annunciato di unirsi alla denuncia presentata alla magistratura di Madrid da Hazte Oír.
Il caso Urdangarin
Nel 2006 grazie all’iniziativa di un deputato socialista del parlamento delle isole Baleari divenne noto che la fondazione senza scopo di lucro Istituto Nóos aveva ricevuto dal governo locale, allora controllato dal PP, 1,2 milioni di euro. L’anno successivo si scoprì che la costruzione dell’impianto polisportivo Parla Arena, per quanto fosse stata commissionata per 43,5 milioni, ne era costata 110. Emerse poi che Nóos aveva ricavato benefici anche dalla costruzione del citato impianto sportivo. Nóos era presieduto da Iñaki Urdangarín, marito di Cristina di Borbone, figlia dell’allora re spagnolo. Nel 2011 Urdangarin è stato accusato di evasione e frode fiscale, prevaricazione e malversazione di fondi pubblici. Il 17 febbraio 2017, dopo anni di indagini, Urdangarin è stato condannato a 6 anni e tre mesi di prigione e a una multa di 513.553,68 euro. Il suo socio Diego Torres è stato condannato a 8 anni di carcere. Cristina di Borbone a una multa di 265.088,24 euro.
Nel frattempo, nel 2014, era emerso che “Manos Limpias” aveva a sua volta formulato denunce contro diverse imprese coinvolte nello scandalo, allo scopo di estorcere loro denaro in cambio del ritiro della denuncia medesima.
Nel complesso quindi si può dire che il caso Urdangarin-Nóos presenti molte similitudini col caso della moglie di Pedro Sanchez. Si tratta sempre di persone legate a rilevanti figure di carattere istituzionale (la monarchia nell’un caso, il Presidente del Governo nell’altro caso) che si avvantaggiano della loro posizione per ottenere favori e denari attraverso la disposizione di accordi che coinvolgono fondi pubblici in virtù dei quali ricevono benefici propri: le “tangenti”.
In entrambi i casi compare il fantomatico gruppo Manos Limpias in funzione di “pesce pilota”: il piccolo opportunista che si nutre degli avanzi che lasciano gli squali attorno ai quali vive.
Urdangarin ha terminato di espiare la sua pena proprio nel momento in cui emergevano le accuse contro la moglie di Sanchez, mentre la sua ex moglie, principessa di Borbone se l’è cavata con una multa, ma pure con un’ombra che ne offusca l’immagine.
3. Il ritorno di Sanchez-Gomez
Dunque, tornando ai nostri giorni, il Presidente del Governo spagnolo dopo i suoi cinque giorni di “ripensamento” è ricomparso splendente di dichiarazioni bellicose nei confronti degli accusatori della moglie, rei di propalare fandonie. Ne è sortito un ampio movimento in sua difesa che egli cavalca con impareggiabile abilità, anzitutto ponendo la questione, come si possa evitare che in futuro simili bufale possano tornare a turbare i sonni dei politici onesti.
Qui la questione sta nel fatto che è dato per scontato, e accettato per tale dai mass media amici, che quanto imputato alla signora Gomez sia una bufala inventata dall’estrema destra (ovvero “Manos Limpias”), per cui suona legittimo richiedere una mobilitazione di tutte le forze progressiste a far quadrato attorno al Presidente.
Già si sono svolte tavole rotonde su come si debba procedere per stabilire i limiti entro i quali debbano muoversi i mass media. In altri termini, s’è aperta una nuova strada che può portare a dare più spazio al Ministero della Verità. Una trasmissione di Radio Television Espanola di martedì 30 aprile condotta dal giornalista Xavier Fortes (“La noche en 24 horas”) è stata in ampia parte dedicata a questo: vi hanno partecipato, come di consueto, diversi altri giornalisti, tutti tranne uno completamente d’accordo sulla linea che le accuse alla signora Gomez fossero bufale e che bisognasse trovare il modo di evitare simili situazioni in futuro. L’unico che ha accennato al fatto che quanto imputato alla moglie di Sanchez ha pure un fondamento fattuale non ha trovato grande eco.
Ma ora, poiché il caso è riaperto a seguito delle nuove denunce, si tratterà di vedere come procederà la magistratura.
4. Un nuovo scontro
Sanchez evidentemente mira a ottenere nuovo slancio dall’evoluzione dello scandalo, che auspica sia passeggero e anzi gli fornisca il destro per aumentare il proprio controllo sulle istituzioni e sui mass media in vista della nuova tornata elettorale.
Che sarà quella per il Parlamento europeo. Lo scandalo relativo alla moglie di Sanchez sarà ovviamente usato a piene mani dall’opposizione, anche se non avrà la possibilità di giovarsi del supporto derivante da sentenze di tribunali, che richiederanno ovviamente un tempo ben più lungo (il caso Urdangarin si trascinò per una decina di anni prima di giungere a conclusione) e questo porterà Sanchez a insistere che si tratta di bufale usate per fini scandalistici battendo sul tasto che occorre porvi freno, cercando conforto sulla strada del Ministero della Verità.
Tuttavia un simile comportamento potrebbe minare ulteriormente il suo potere all’interno del Psoe: per quanto egli tenda a presentarsi come l’incarnazione di tutto il partito, ne esprime solo una corrente: quella che riprende la politica di Rodriguez Zapatero e che ha già sollevato molte critiche nel partito stesso. Si ricordi che la stessa Rosa Díez diede vita a UPyD proprio in opposizione alla politica di Zapatero, che anche Ciudadanos è sorta da ambienti non lontani dal Psoe e critici verso la politica favorevole all’indipendentismo. E in anni più recenti sono stati molteplici i pronunciamenti dei “padri nobili” del Psoe contemporaneo, a partire da Felipe González e Alfonso Guerra, contro la politica di Sanchez.
Ma Sanchez diventa sempre più dipendente dal supporto dei partiti indipendentisti, né può smarcarsi da questi: non ne ha i numeri in Parlamento. Ha imboccato una strada senza ritorno. Con lo scandalo che colpisce sua moglie si è trovato nelle condizioni in cui deve vincere e schiacciare gli avversari per non essere soverchiato da ondate di sospetto scandalistico. Più cercherà di rivalersi sugli avversari, che sono PP e Vox, più sarà legato ai partiti indipendentisti. E, per conseguenza, maggiore sarà il numero di coloro che sosterranno PP e Vox per difendere l’unità della Spagna.
Oggi nessuno può dire con precisione che cosa accadrà. Si può solo prevedere che lo scontro sarà sempre più aspro.
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