La Galleria Corsini di Roma ospita una mostra, curata da Yuri Primarosa, dedicata all’unica donna del Seicento che, saldamente inserita all’interno del mondo artistico romano, svolgeva la professione di “architettrice”, oltre a quella di pittrice e disegnatrice. Con grande tenacia, Plautilla riesce ad affermarsi in settori che, fino a quel momento, erano stati preclusi alle donne, riuscendo a ritagliarsi un ruolo all’interno dell’arte barocca, ma anche della lunga lotta delle donne per la propria emancipazione, come esseri umani e come artiste.

Per la prima volta, sono esposti dipinti, stendardi, progetti architettonici di un’artista poliedrica ed eccezionalmente versatile. Il ritratto che ne emerge è interessante non soltanto perché fa conoscere meglio al grosso pubblico un personaggio ancora poco noto e studiato, ma perché la sua carriera va collocata all’interno della lunga e complessa lotta per l’emancipazione femminile, un tema che rimane purtroppo di grande attualità nell’Italia dei nostri giorni. Il nome di Plautilla Bricci è riemerso dall’oblio nel 2019 grazie a L’architettrice, un bel romanzo storico di Melania Mazzucco e la mostra attuale ha preso lo spunto dal rinvenimento di documenti storici inediti, dalla scoperta di nuove opere e progetti architettonici conservati presso l’Archivio di Stato di Roma.

Il percorso espositivo

La mostra viene aperta da due dipinti emblematici: un Ritratto di architettrice di un ignoto pittore attivo a Roma verso la metà del XVII secolo, oggi parte di una collezione privata a Los Angeles, e l’enigmatica Ragazza col compasso, nota anche come Allegoria dell’architettura proveniente dalla Galleria Spada. Secondo lo storico dell’arte Gianni Papi è molto probabile che il primo dipinto tramandi le vere fattezze di Plautilla, tanto che è poi stato utilizzato per fungere da immagine simbolo della mostra. Giovanni, il padre di Plautilla e suo primo maestro, è un genio plebeo, dotato di una creatività esplosiva; ha svolto molteplici professioni, operando come pittore di poca fama, popolare commediografo, musicista, attore e poeta.

Oltre alle prime lezioni di pittura, Giovanni mette la figlia in contatto con i circoli influenzati da Pietro da Cortona, Andrea Sacchi, Giovan Francesco Romanelli e con i pittori attivi nel vivace ambiente filo-francese animato dall’abate Elpidio Sacchi, che diverrà il principale committente e punto di riferimento per la giovane artista romana. Per delineare adeguatamente il crogiuolo culturale della Città dei papi nella seconda metà del Seicento, la mostra è divisa in sei sezioni tematiche: disegni, incisioni, libri, paramenti ricamati, dipinti, sculture e progetti architettonici. Operando in una fase in cui la maniera e il gusto caravaggesco erano ormai tramontati, Plautilla riesce a mettere a punto un proprio linguaggio artistico, sviluppando l’eredità tardo-manieristica appresa nella bottega di Giovanni Bricci grazie ai collegamenti con gli artisti prima ricordati.

Artista universale e donna “libera”

Insieme alla fondamentale presenza di suo padre, Plautilla sviluppa un rapporto determinante con Elpidio Benedetti, un abate che si rivelerà come suo principale committente e che le fornirà la chiave per entrare a testa alta negli ambienti artistici che contano. Di modeste origini, l’abate Benedetti riuscì a poco a poco a farsi largo nell’infido e limaccioso mondo della corte papale fino a stabilire un solido rapporto di collaborazione con il cardinale Giulio Mazarino che, come consigliere del re di Francia, rivestiva un ruolo cruciale nella politica europea. L’intraprendente abate divenne quasi un alter ego del porporato, ormai residente in Francia, sbrigando per lui ogni tipo di commissioni, dall’invio di pregiate casse di vino italiano, guanti profumati, insieme a dispacci politici e diplomatici, oltre all’acquisto di palazzi, stalloni di razza, medicamenti miracolosi, dipinti e sculture. I solidi collegamenti con la Francia sono sottolineati dalla commissione per la realizzazione di una cappella in onore di San Luigi, nella chiesa nazionale dei francesi a Roma. A Plautilla viene anche affidata la realizzazione di una pala raffigurante San Luigi per la stessa cappella. Sfortunatamente, la cappella contigua a quella realizzata dalla “architettrice” è la cappella Contarelli, che contiene i tre, celeberrimi dipinti di Caravaggio sulla storia di San Matteo e questo ha contribuito non poco ad offuscare la fama di Plautilla.

Molte commissioni giunsero a Plautilla tramite l’intermediazione dell’Abate Benedetti. Nell’immagine, San Luigi IX di Francia tra la Storia e la Fede, 1676-1680, olio su tela, Roma, San Luigi dei Francesi.

La pubblica consacrazione della Bricci nel campo della pittura giunge negli anni Sessanta del Seicento quando riceve due importanti incarichi per il complesso del Laterano: una vasta lunetta realizzata a tempera, oggi in Vaticano, e delle tele, purtroppo perdute, con i santi Francesco e Domenico. Grazie all’abate Benedetti, Plautilla riesce ad affermarsi anche come architetto, una circostanza talmente eccezionale da richiedere di coniare il nuovo termine di “architettrice”, prima donna in Europa a potersi fregiare di tale definizione. L’abate le affida la realizzazione della propria residenza personale, denominata Villa Benedetta, fuori Porta San Pancrazio, sulla sommità del Gianicolo. La villa fu effettivamente realizzata, superando tutte le difficoltà implicite nel compito di dirigere una manovalanza totalmente maschile che doveva prendere ordini da una donna.

Fotoreportage di Stefano Lecchi dei resti della villa del Vascello, dopo i cannoneggiamenti francesi contro i garibaldini che difendevano la Repubblica Romana nel 1849.

Seguendo il percorso espositivo si possono vedere i disegni originali del progetto della villa, diventata poi famosa come Villa il Vascello, che avrà un suo destino sfortunato nel 1849 quando sarà quasi distrutta dai bombardamenti francesi durante la Repubblica Romana. Un altro progetto della Bricci “architettrice” è quello della scalinata che avrebbe dovuto collegare Piazza di Spagna con la sommità della collina ma che non poté essere realizzato per l’opposizione del papato, preoccupato per un allargamento eccessivo dell’influenza francese. Dipingere una pala d’altare, un quadro votivo o un ritratto di personaggi importanti erano cose che molte altre artiste avevano fatto in passato. Altra cosa, invece, è imporsi all’interno di un mondo completamente dominato da uomini come quello dell’architettura, perché gli edifici sono costruzioni pubbliche, aperti agli sguardi di tutti, non relegate nelle stanze private dei ricchi e dei potenti.

Per questa ragione, la “rivoluzione silenziosa “ operata da Plautilla Bricci ha una valenza che va oltre il campo artistico e arriva a incidere profondamente sugli aspetti sociali dell’Italia del Seicento. Oltre ad affermarsi come una donna straordinaria e un’artista di talento, Plautilla ha dimostrato come una donna potesse imporsi anche in un settore che, fino a quel momento, era stato precluso al genere femminile, riuscendo a superare le rigide categorie all’interno delle quali venivano relegate le fanciulle. Plautilla non prese mai marito, anche se ebbe sempre un uomo al fianco, riuscendo anche a evitare il convento, la destinazione naturale per una donna del Seicento che non fosse sposata, affermandosi come una signora romana, prima artista universale e donna “libera”. Un messaggio che riveste anche oggi un’importanza cruciale.

Galliano Maria Speri

Una rivoluzione silenziosa. Plautilla Bricci pittrice e architettrice
Dal 5 novembre 2021 al 19 aprile 2022
Da martedì alla domenica dalle 10 alle 18
Galleria Corsini
Via della Lungara 10, Roma

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